Un blitz serale. Quasi notturno. Il Paese si prepara faticosamente alla fase 2 e il premier prova a ricucire con la Lombardia, spina nel fianco in questi mesi di emergenza. E intanto dal cortile della prefettura lancia un messaggio di realismo agli italiani: «Non ci sono le condizioni per tornare alla normalità. Questo governo non cerca il consenso, ma vuole fare le cose giuste». E prova a sdrammatizzare la contesa sulle messe: «Questo non è un governo materialsta. Dispiace il rammarico della Cei».
Alle 18.30 Conte ha il fatidico incontro con il sindaco Giuseppe Sala e, soprattutto, con il governatore Attilio Fontana. Fontana e Conte si sono scambiati frecciate per due mesi. Fontana voleva la zona rossa alle porte di Bergamo, il governo ha temporeggiato, perdendo giorni preziosi e scaricando poi la responsabilità del disastro sui vertici di Palazzo Lombardia. Ma anche l'ospedale nato a tempo record in Fiera, è stato voluto dalla Regione, almeno nella prima fase, senza e anzi contro Roma.
Il rapporto fra i due si era quasi azzerato e d'altra parte Conte a Milano non si era più visto da quando è scoppiata l'epidemia. È venuto due volte, già a febbraio, il ministro della Salute Roberto Speranza, molto più gradito a queste latitudini, ma non il presidente del Consiglio.
Ora finalmente il capo del governo porta la sua solidarietà e la sua vicinanza alla terra che più ha sofferto, epicentro di una crisi senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale.
Ma la Lombardia è anche il motore produttivo del Paese. Non a caso, al meeting è presente anche il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, assai critico con il governo: più dei prestiti, che poi si trasformano in debiti, servirebbero finanziamenti a fondo perduto.
Conte minimizza la difficoltà rispondendo alle domande dei giornalisti: «Non sono venuto prima perché sarei stato di intralcio. Ma più tardi sarò a Bergamo e Brescia. Ho orari strani e già stasera conto di essere a Lodi e Codogno. Poi c'è Piacenza. Ma tornerò presto». Ma non c'è tempo per le polemiche: «Questo governo non cerca il consenso, ma vuole fare le cose giuste - spiega virando verso il decreto - anche se potrebbe scontentare i cittadini. È chiaro che non possiamo mollare in questa fase».
Molti aspettavano misure più liberali, lui detta un ritmo ancora semiemergenziale: «Si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive, ma non si potrà andare alle feste. Ricordo che un quarto dei contagiati è negli appartamenti». Di più: «Tutti speravano di tornare alla normalità, ma non ci sono le condizioni per tornare alla normalità, ce lo dobbiamo dire in modo chiaro e forte». E questo chiarisce anche il braccio di ferro con i vescovi: «Non c'è - spiega il presidente del Consiglio - un atteggiamento materialista da parte del governo, non c'è mancanza di sensibilità, ci siamo sentiti anche con il presidente della Cei Bassetti. C'è una certa rigidità da parte del Comitato tecnico-scientifico sulla base della letteratura scientifica che loro hanno a disposizione».
Conte annuncia un «protocollo di massima sicurezza» per riaprire i luoghi di culto. E anche un piano per l'infanzia. Poi parte per Bergamo.
E da Bergamo, sulla mappatura dei lavoratori, spiega: «Se dovessimo mappare tutti i lavoratori, le attività produttive dovrebbero rimanere chiuse non per qualche mese ma per qualche anno». In nottata l'incontro coi medici.
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