Le trame dei tradizionalisti e le mosse di Scola

L'arcivescovo di Milano guida la corrente favorevole alla comunione ai divorziati

Le trame dei tradizionalisti e le mosse di Scola

C'è chi parla di scisma in arrivo, chi di guerra teologica e chi di rivoluzione silenziosa. Qualcuno ha aspettato la conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia per prendere una posizione ben precisa, qualcun altro si era già schierato prima dell'inizio dei lavori, addirittura anche all'indomani dell'elezione di Papa Francesco. Voci critiche di cardinali e vescovi (sostenuti spesso da intellettuali e scrittori) che si oppongono all'opera di rinnovamento voluta dal Pontefice argentino che però ha più volte ribadito: «No a scontri e cordate». Lo aveva fatto anche qualche settimana prima dell'inizio del Sinodo, invitando i nuovi vescovi a «non sprecare energie per contrapporsi e scontrarsi»; non a caso il principale terreno di scontro all'interno delle mura vaticane è stato il tema spinoso della comunione ai divorziati risposati e dei diritti gay, argomenti discussi dai padri sinodali lo scorso ottobre. Se da un lato ci sono i sostenitori del Pontefice, dall'altro ci sono porporati che criticano apertamente il Papa, da un lato i «rinnovatori», dall'altro i «tradizionalisti», che negli ultimi mesi hanno più volte ribadito la loro posizione con interviste e pubblicazioni.

Il più loquace tra questi è il cardinale americano Raymond Leo Burke, 66 anni, di recente nominato da Francesco patrono del sovrano Ordine Militare di Malta, un titolo onorifico che generalmente spetta ai cardinali che stanno per raggiungere i 75 anni di età e quindi stanno per concludere il loro servizio. E poi ci sono altri quattro porporati autori, insieme a Burke, del volume «Permanere nella verità di Cristo», libro pubblicato alla vigilia del Sinodo sulla famiglia per contestare le aperture di uno dei fedelissimi di Papa Bergoglio, il cardinale tedesco Walter Kasper. Sono il Card. Gerhard Ludwig Müller (prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede), il Card. Walter Brandmüller, il Card. Velasio De Paolis (presidente emerito della Prefettura degli affari economici) e il Card. Carlo Caffarra (arcivescovo di Bologna), quattro porporati (che ribadiscono la loro fedeltà al Papa) sostenuti nelle loro tesi riguardanti la comunione ai divorziati risposati anche dal cardinale arcivescovo di Milano, il Card. Angelo Scola, già dato per papabile nello scorso conclave, dal Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi e dal Card. George Pell, australiano, «superministro» delle finanze vaticane chiamato a Roma proprio da Papa Bergoglio.

Non sono solo gli ecclesiastici però a formare la lista degli «oppositori» del Papa: tra i più attivi contestatori di Francesco non mancano giornalisti, scrittori, storici e intellettuali; il primo fra questi è il cattolico Antonio Socci che da tempo mette in dubbio la validità dell'elezione di Bergoglio, dovuta – scrive Socci nel suo volume «Non è Francesco», alla violazione delle norme del conclave. Tesi, quella di Socci, criticata aspramente dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara che però non sale sul carro dei «bergogliani».

L'elefantino ha più volte ribadito di non essere un fan di Francesco, attaccando tra l'altro le «logiche di marketing» che hanno permesso al Papa di entrare nel cuore di tutti. Critico anche lo storico Roberto De Mattei, già presidente del Cnr che invece ha contestato lo stile comunicativo del Papa definendolo in più occasioni «molto pericoloso».

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