La storia è sempre la stessa: anche quello di Ischia era un disastro annunciato. Come per l'alluvione delle Marche, le mappe con l'allarme rosso mettevano in guardia ma tutto è rimasto solo sulle scrivanie. Ancora.
Una frustrazione per i geologi che sanno perfettamente dove e come può accadere una tragedia. Tra questi anche Lorenzo Benedetto, geologo dell'Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno.
I crolli di Casamicciola non sono stati certo una sorpresa.
«No, nessuna sorpresa. Le piogge di questi ultimi periodi amplificano le condizioni di fragilità e difetto del territorio ma nel piano di assetto idrogeologico si sapeva già tutto.
Anzi, dal disastro di Sarno in avanti, i quadri che abbiamo sono talmente dettagliati che sappiamo con esattezza anche la zona più pericolosa all'interno di uno stesso Comune».
Tutti consapevoli dei pericoli, ma nessuno si muove.
«I piani sul rischio sono eccellenti ma non seguono mai azioni per ridurlo. O meglio, non si fa abbastanza. In vent'anni sono stati stanziati 7 miliardi per 6mila interventi in Italia e altri 2 miliardi sono stati aggiunti dal ministero dell'Interno. Ma al Paese servirebbero opere per 26 miliardi. Una cifra così alta che è impensabile agire solo sul fronte delle nuove opere».
E quindi cosa bisogna fare?
«Organizzarsi meglio. Dobbiamo adeguare le pianificazioni urbanistiche, che spesso non tengono conto dei piani idrogeologici. Dobbiamo fare una manutenzione delle opere costante e reale, altrimenti creiamo una falsa sicurezza. Però non riusciamo a farla nemmeno con le buche in strada, figuriamoci con i fiumi o i terreni franosi».
Cosa intende per falsa sicurezza?
«Se ad esempio viene rafforzato l'argine di un fiume, si presume che lì a fianco si possa costruire tranquillamente. Ma se questo argine non viene controllato periodicamente, si può deteriorare, rivelandosi pericoloso».
Però il problema sono anche tante costruzioni abusive.
«Ma non è abbattendo quattro case abusive che si risolve tutto. Il rischio è alto anche dove si è costruito regolarmente».
I vincoli della Sovraintendenza non bastano o vengono by passati.
«Eppure quelli sono invalicabili, molto più dei limiti del rischio idrogeologico, che invece viene ignorato».
Quindi cosa va fatto per evitare che una famiglia venga inghiottita da fango e macerie?
«Serve una strategia complessiva. Uno: mitigare gli effetti delle esondazioni realizzando (e manutenendo) le vasche dove servono. Due: fare monitoraggi più frequenti nelle aree rosse. Tre: attuare i piani di emergenza. Basta lasciarli chiusi nei cassetti».
Perchè non vengono attuati?
«La Protezione civile dice che, in
caso di allerta, vanno sgomberati i sottopassi, chiuse le strade e, se serve, evacuati i quartieri in pericolo. Ma i sindaci non lo fanno mai. O perchè non lo sanno o perchè non hanno le risorse per organizzare lo sgombero».
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