Tregua a Gaza, ore decisive. Sale la tensione in Libano

Hamas avrebbe approvato la lista con 34 ostaggi, Bibi smentisce. Idf a Hezbollah: "Via dal Sud o agiremo"

Tregua a Gaza, ore decisive. Sale la tensione in Libano
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I tempi di una tregua nella Striscia di Gaza stringono per l'amministrazione di Joe Biden, in vista dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump. Nuove speranze si riaccendono, dopo che l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, è arrivato domenica a Doha, capitale del Qatar, per tentare di finalizzare un accordo su cui si lavora senza esito da mesi e sul quale il presidente americano uscente Biden vorrebbe mettere il cappello prima di chiudere il mandato. La speranza è che si arrivi nei prossimi giorni a un'intesa e l'arrivo del direttore del Mossad, David Barnea, previsto per oggi a Doha, è un segnale di ottimismo, che si mischia alla notizia di un via libera di Hamas alla lista di 34 ostaggi da liberare presentata da Israele, circostanza negata da Tel Aviv.

Nella Striscia i combattimenti si sono fatti persino più duri nelle ultime ore e nel fine settimana le vittime sono state oltre 180, inclusi molti combattenti di Hamas. A Jabalia, nord di Gaza, è stato ucciso un comandante della Jihad islamica, accusato di aver partecipato all'assalto del 7 ottobre. I morti sfiorano quota 46mila e la popolazione è stremata da freddo e fame, che ieri hanno provocato la morte di un ottavo neonato in pochi giorni.

Per una tregua che sembra più vicina a Gaza, ce n'è un'altra, quella in Libano, che vacilla. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha accusato il gruppo filo-iraniano Hezbollah di non rispettare l'accordo di cessate il fuoco e ha avvertito che il suo Paese agirà «con la forza» se i combattenti del movimento islamista non si ritireranno dal sud del Libano. Hezbollah ha fatto sapere che il corpo dell'ex leader Hassan Nasrallah, ucciso il 27 settembre dall'ondata di attacchi israeliani su Beirut, sarà sepolto dopo i 60 giorn di tregua, e così quello del successore Hashem Safieddine, assassinato subito dopo.

Altro fronte che desta preoccupazione è l'Iran. Secondo il Times of Israel, il capo delle Forze armate israeliane ha messo in stato di massima allerta l'esercito per il rischio che Teheran decida di adottare «misure estreme» contro Israele nei prossimi giorni. Il regime di Teheran sta vivendo un momento complicato a causa dell'indebolimento dei gruppi dell'asse della resistenza anti-Israele, Hamas a Gaza ma soprattutto Hezbollah in Libano, e per la caduta del regime di Assad in Siria. Potrebbe decidere di farsi avanti con qualche azione eclatante oppure tentare di negoziare un compromesso, preoccupato delle possibili nuove sanzioni che la futura Amministrazione starebbe valutando. Sull'approccio di Trump peserà la notizia di uno sventato complotto dell'Iran per ucciderlo.

«C'è una finestra ristretta nella quale il regime sarà desideroso di negoziare e Trump avrà lo slancio per ottenere ciò che vuole vendere», ha spiegato al Wsj Sanam Vakil, direttrice del programma Medioriente alla Chatham House. Ma «la squadra di Trump vorrà un compromesso che Teheran potrebbe non essere pronto ad accettare. Per l'Iran si prospetta una situazione dolorosa».

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