Trema la passerella di Conte. Anche la sinistra lo contesta

Conferenza improvvisata per attaccare l'opposizione. Landini (Cgil): "Ancora non si sa di cosa si parlerà..."

Trema la passerella di Conte. Anche la sinistra lo contesta

A sera, Giuseppe Conte rinverdisce una cara tradizione accantonata causa pandemia: la convocazione informale dei giornalisti sotto Palazzo Chigi per fare il suo siparietto.

Stavolta per lanciare alcuni messaggi: una risposta sarcastica ai leader delle opposizioni che hanno deciso di disertare i suoi pomposi Stati Generali invitandolo a presentarsi piuttosto «nelle sedi istituzionali»: «Mi sorprende che chi è stato vice presidente del Consiglio (il riferimento è ovviamente a Salvini, ndr) non sappia che il casino di Villa Pamphilj è un luogo che più istituzionale non si può, visto che fa capo alla presidenza del Consiglio», flauta. Mascherando l'irritazione per il flop di quello che, domani, doveva essere il primo round della sua kermesse, il dialogo con le opposizioni.

Peggio per loro, sembra essere il messaggio del premier: «La sessione inaugurale di sabato - dice - sarà dedicata al contesto internazionale e avremo tanti ospiti di eccezione», e sembra un po' Pippo Baudo quando annunciava il canovaccio di Sanremo, e la partecipazione straordinaria di Dua Lipa o Mika. In tutta fretta, il premier ha messo insieme un po' di vip che non potevano ovviamente dire di no, e che si collegheranno via Skype per brevi interventi: dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli al capo della Commissione Ue Ursula von der Leyen, al commissario italiano Paolo Gentiloni. Da lunedì inizierà il «confronto con le parti migliori del paese», non meglio specificate. Per evitare non essere tacciato di gelosie, il premier ha invitato il manager Vittorio Colao, che aprirà la sessione spiegando «il buon lavoro» fatto. Che qualcosa ancora non funzioni, però, lo testimonia la fredda dichiarazione del capo Cgil Landini: «Non siamo ancora stati invitati - dice - e non ho ancora capito chi sarà coinvolto e di cosa si discuterà». Non proprio un viatico dei migliori. Attacca anche Carlo Calenda: «Un teatrino imbarazzante cui non siamo stati invitati».

Non lo hanno capito in molti, ma al premier serviva comunque un momento di visibilità. Per questo, ignorando i crescenti malumori del Pd, è andato avanti nell'allestimento dell'evento, mentre il suo ufficio stampa e propaganda si occupava di diffondere avvertimenti, come la velina sui «pezzi di Stato» che «ostacolano» l'impegno di Conte per il bene del Paese. Oggi il premier incontrerà i gruppi della maggioranza: se da M5s arriva un sostegno apparentemente acritico al protagonismo contiano, sul fronte dem la musica è diversa. «Non siamo ancora alla rottura, ma per la prima volta c'è una frattura reale tra noi e il premier», spiega un dirigente. La tensione con il ministro dell'Economia Gualtieri, che non sapeva nulla degli Stati generali, è tutt'altro che rientrata, come dimostra l'ennesimo invito del suo vice Misiani ad «evitare passerelle». Al Nazareno non sono piaciuti quei sondaggi (sollecitati da Palazzo Chigi, accusano) sul «partito di Conte». Lui fa l'ingenuo: «Il mio partito al 14%? A mia insaputa, perché io non ho partiti». E il malumore si traduce in guerre di voci, come quella di una possibile sostituzione di Conte col ministro della Difesa Guerini, forte di ottime relazioni con il Colle ma anche con Ue e Nato, e di un prestigio costruito grazie al buon lavoro sui dossier e al disinteresse per la visibilità.

Guerini smentisce seccamente, e nel Pd c'è chi spiega che si tratta di un avviso interno a Conte («per fargli sapere che l'alternativa c'è») e chi accusa la propaganda contiana di aver messo in giro la voce per «bruciare un possibile antagonista».

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