Il Tribunale: "La Ki Group va liquidata"

Ok dai giudici al fallimento dell'ex società del ministro Santanchè

Il Tribunale: "La Ki Group va liquidata"
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Una delle tre società, un tempo gioiello del bio, riferibili a Daniela Santanché, va verso la liquidazione giudiziale, l'ex fallimento. Si tratta di Ki Group srl, il cui destino era stato diviso in un primo momento dai giudici del tribunale fallimentare da quello delle altre società del gruppo nel cui board si trovava la ministra del Turismo. La seconda sezione civile del tribunale milanese, presidente Caterina Macchi, giudici Sergio Rossetti e Francesco Pipicelli, ha dichiarato «irrituale la proposta di concordato semplificato» dei legali di Ki Group, ha nominato il curatore Carlo Pagliughi e revocato le «misure protettive» che secondo il Codice della Crisi, avrebbero impedito il fallimento per almeno otto mesi. I giudici hanno ritenuto che l'acquisto degli assets da parte di Bioera, altra società riferibile a Santanché, essa stessa in composizione negoziata della crisi, non fosse sufficiente a salvare la Ki Group srl. «Le conseguenze dell'ingresso di Bioera spa in composizione negoziata - si legge - sono particolarmente rilevanti nel presente giudizio in quanto comportano prioritariamente la necessità per Bioera spa di affrontare la propria crisi a beneficio del proprio ceto creditorio (...) con riflesso inevitabile di attuale ed insuperabile incertezza sulla sostenibilità del risanamento di altra società» ossia di Ki Group. Nelle scorse settimane la Ki Group srl aveva ripianato i suoi debiti nei confronti dei creditori, in particolare i dipendenti a cui con un bonifico partito dallo studio dell'avvocato Salvatore Sanzo, che erano stati ripagati degli stipendi arretrati e del tfr.

Secondo i giudici vi è il «sussistere uno stato di definitiva incapacità dell'impresa di fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni: emerge infatti come l'impresa debitrice non abbia più credito di terzi e mezzi finanziari propri per soddisfare regolarmente e con mezzi normali le proprie obbligazioni». La liquidazione giudiziale, chiesta dalla procura guidata da Marcello Viola, può preludere all'iscrizione nel registro degli indagati per coloro che avessero contribuito al dissesto della società.

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