Il tribunale di Milano è "fuorilegge" da 18 anni

"Oggetto: situazione di pericolo determinata dalla non sufficiente altezza della balaustra prospiciente l'Ufficio esecuzione della Procura della Repubblica al V piano". La firma: "il Procuratore della Repubblica, Gerardo D'Ambrosio". La data: 14 maggio 2002

Il tribunale di Milano è "fuorilegge" da 18 anni

«Oggetto: situazione di pericolo determinata dalla non sufficiente altezza della balaustra prospiciente l'Ufficio esecuzione della Procura della Repubblica al V piano». La firma: «il Procuratore della Repubblica, Gerardo D'Ambrosio». La data: 14 maggio 2002. Sono passati diciott'anni. Da almeno diciott'anni, i vertici degli uffici giudiziari milanesi sanno che all'interno del palazzo di giustizia un pericolo concreto, visibile, mette a rischio la sicurezza di chi lo frequenta. Per mettere a norma il tribunale fuori legge non è stato fatto nulla. E alla fine è arrivata la tragedia. Il 18 gennaio 2019 un giovane avvocato, Antonio Montinaro, è precipitato nel vuoto dopo essersi appoggiato a una di quelle balaustre che già nel 2002 Gerardo D'Ambrosio aveva messo sotto accusa.

Montinaro volò di sghembo, atterrando sei metri più in basso: non camminerà più, anche se chi lo conosce racconta che sta affrontando il dramma con un coraggio alla Alex Zanardi. Per mesi tutti - il ministro, il ministero, i capi degli uffici - gli hanno promesso che sarebbe stato risarcito: i soldi non gli avrebbero ridato l'uso delle gambe, ma lo avrebbero aiutato a sostenere i costi della sua nuova condizione. I soldi non si sono visti. E la settimana scorsa è arrivata la beffa: la richiesta della Procura di Brescia di archiviare l'indagine per lesioni gravissime colpose a carico dei capi degli uffici giudiziari milanesi. Il volo di Montinaro è destinato a restare senza colpevoli.

Ma ieri l'agenzia Agi rende noti i documenti del 2002 sull'allarme di D'Ambrosio. A innescare l'intervento del procuratore è allora un pm, Giulio Benedetti, responsabile per la sicurezza, che il 14 maggio segnala, allegando le foto, la situazione rilevata da un vigile del suo staff. D'Ambrosio lo stesso giorno invia tutto al presidente della Corte d'appello dicendo che «sarebbe opportuno sottoporre al più presto alla commissione manutenzione» il caso. Otto giorni dopo, nuovo sopralluogo del vigile e nuova lettera di Benedetti, che allargano il pericolo al lato opposto. In realtà la situazione è identica in tutto il vasto palazzo, ma a muoversi è solo la Procura.

Il primo intervento è la «apposizione di nastro bicolore e di cartelli di segnalazione di pericolo». Poi, con fatica, D'Ambrosio e Benedetti riescono a piazzare delle protezioni in plexiglas, solo in un piccolo tratto del corridoio. In tutto il resto del palazzo, nel dedalo di scale e corridoi che ospita aule e uffici, non cambia nulla. Il tema ogni tanto torna all'esame della commissione manutenzione, poi ripiomba nel limbo.

Nel 2015, i capi degli uffici giudiziari milanesi scrivono al ministro chiedendo un intervento urgente, ma non accade nulla. Così si va avanti come se nulla fosse, nel palazzo fuorilegge. Fino al volo di Antonio Montinaro.

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