La sentenza del Tribunale di Bologna scuote la politica. E riporta il decreto Sicurezza sulle prime pagine di giornali. A mesi dall'approvazione definitiva della legge sull'immigrazione voluta dal ministro dell'Interno, i giudici "picconano" la norma, costringendo i Comuni a iscrivere i richiedenti asilo all'anagrafe anche se il decreto ne prevede l'esclusione. La "scandalosa sentenza" ha mandato su tutte le furie Matteo Salvini, che oggi va all'attacco di quelle toghe che "vogliono fare politica e cambiare le leggi".
I fatti. Come noto il decreto Sicurezza, convertito dal Parlamento in legge (legge!) dello Stato, nega l'iscrizione all'anagrafe ai richiedenti asilo, ovvero ai migranti che sono in attesa di ottenere un giudizio della Commissione territoriale per il diritto d'asilo. Il motivo è semplice: inutile avviare l'iscrizione anagrafica, con notevole dispendio di energie soprattutto per i piccoli comuni, se poi quell'immigrato non otterrà alcun permesso di soggiorno.
Apriti cielo. Dopo aver letto (e compreso?) la legge, la sinistra ha alzato le barricate. I vari De Magistris, Orlando e via dicendo hanno sfidato apertamente il dl, dicendosi pronti a scavalcarlo. Il sindaco di Palermo ne ha addirittura "sospeso" l'applicazione. Piddini e simili lamentavano il fatto che il mancato registro avrebbe precluso diritti ai migranti. In realtà, i servizi sanitari - per fare un esempio - restano garantiti. Fonti del Viminale fanno sapere infatti che "la misura non riduce le tutele del richiedente asilo" e "l’accesso ai servizi previsti dal decreto e quelli erogati sul territorio sono assicurati dal luogo di domicilio". Non dall'anagrafe.
La sinistra ne ha fatto però comunque motivo di battaglia ideologica. Ma se andare contro la legislazione può portare a guai giudiziari ("le disposizioni piacciano o meno, vanno applicate", ricordava la Bongiorno ai disobbedienti), serve allora una toga che "smantelli" la normativa. Detto, fatto.
Il giudice di Bologna ha accolto infatti il ricorso di una donna e di un uomo che si erano appellati alle toghe contro l'esclusione dall'anagrafe. A sostenerli i legali della onlus Avvocato di Strada e dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione. Il Tribunale ha imposto al sindaco emiliano di iscriverli nei registri comunali e Virginio Merola, ovviamente, non si opporrà. Anzi: ha salutato la sentenza "con soddisfazione". Il rischio ora è che si verifichi una pioggia di ricorsi fotocopia, sostenuti dalla "giurisprudenza" che ormai conta tre sentenze simili contro il decreto Salvini (poche settimane fa era successo in Toscana).
La decisione del magistrato ha scatenato l'ira del leader della Lega. "Sentenza vergognosa - attacca - se qualche giudice vuole fare politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra. Ovviamente faremo ricorso contro questa sentenza, intanto invito tutti i Sindaci a rispettare (come ovvio) la Legge".
Fonti del Viminale, poi, sottolineano che "sentenze di questo tipo non intaccano la legge: non sono definitive, riguardano singoli casi e per modificare la norma serve un pronunciamento della Corte Costituzionale". Quindi i sindaci dovranno continuare ad escludere i richiedenti asilo dall'anagrafe. Orlando è avvertito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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