«Ci vorrebbe una war room digitale in ogni casa, uno strumento da consultare sul telefonino come il meteo quando andiamo a fare un pic-nic, che ci dica che Rischio farà, sia esso ambientale, radiologico, terroristico o cibernetico». Genséric Cantournet è il presidente di Kelony®, la prima Risk-Rating Agency al mondo la cui filosofia Life first mette le persone al centro. Dietro una scrivania campeggiano in una cornice alcune medaglie di guerra, che Cantournet si è conquistato in Kossovo combattendo con la divisa francese e la bandiera della Nato. Ci accoglie nella sede milanese assieme al Ceo Angela Pietrantoni, di ritorno dal World Protection Forum di Parigi che segue l'appuntamento di Sanremo del novembre scorso, dove hanno discusso di Rischio davanti a imprenditori, manager e politici da tutto il mondo. La loro società ha perfezionato la Scienza del Rischio attraverso AlgoSev, un'intelligenza artificiale «che ci permette di far emergere quelli che chiamiamo invarianti, ossia i criteri cardine che determinano i fattori di Rischio o di successo e di crescita di qualsiasi decisione». In guerra non c'è logica. «Siamo nell'Era del Rischio, fortemente instabile e dai cambiamenti costanti», ragionano. «La pace? È un concetto labile nel tempo. Per farla bisogna essere in due, per fare la guerra basta uno. Si vis pacem para bellum». Il latino e la matematica vanno a braccetto. «Nell'Impero romano pace significava fare la guerra in modo preventivo e la Storia lo dimostra: si preparava la guerra, la si faceva a chiunque avesse un confine con l'Impero, la si conduceva in modo sistematico, con azioni di violenza preventiva atte a sottomettere totalmente il vicino. E poi si imponeva la pax romana».
L'impatto sull'economia sarà pesantissimo «dati gli obiettivi mutevoli dei belligeranti e alla volatilità auto-alimentata e auto-rinforzante». Già a novembre 2021 un loro report aveva lanciato l'allarme. «Bisogna evitare che l'energia produca uno shock negativo del potere d'acquisto», si leggeva. Ed è successo.
E sul campo la situazione è ancora peggiore di quello che si legge. «I dati AlgoSev ci dicono si è passati da uno scenario di guerra di movimento a uno scenario di rintrinceramento sia in campo aperto sia in ambito urbano, dove purtroppo i combattimenti sono ancora più letali. La manovra a tenaglia, ovvero un attacco su più fronti, eseguita prematuramente da parte delle truppe russe, avvantaggia le truppe ucraine e le rendere più forti perché in grado di operare su più fronti con catene logistiche accorciate e con una rapidità di spostamento maggiore. Secondo AlgoSev, dopo aver preso il controllo della più grande centrale nucleare d'Europa, Zaporizhzhia e dopo aver preso Chernobyl il prossimo obiettino sarà Rivne, nell'Ucraina nord-occidentale. Il passare del tempo è nemico dei russi, soprattutto quando arriva la raspoutitsa, cioè il disgelo nei campi, in cui non si può più guidare nemmeno con i carri armati, molti dei quali rimasti indietro. Secondo AlgoSev l'obiettivo dei russi è quello di replicare ciò che hanno fatto in passato, soprattutto in Siria; vogliono avere le città vuote per poterle controllare più facilmente in seguito. I prossimi dieci giorni saranno decisivi.
Ma lo scenario rende sempre più attendibile un incidente nucleare, attivo o passivo, di cui le due parti si addosserebbero vicendevolmente la colpa». Eccolo, forse, l'obiettivo di Putin, il piano Zeta. Trasformare mezza Ucraina in un deserto radioattivo.
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