Le speranze che fosse viva erano già svanite da giorni. Ma il ritrovamento ieri del cadavere di Yana Malayko dopo quasi due settimane di ricerche cristallizza ora il più cruento dei cinque femminicidi perpetrati dall'inizio dell'anno.
Il corpo della barista ucraina di 23 anni, uccisa dall'ex fidanzato Dumitru Stratan il 20 gennaio scorso, era nascosto tra i rovi, sotto una catasta di legna. Chiuso in un sacco e abbandonato sul retro di un'azienda florovivaista, è stato trovato in un campo al confine tra il Mantovano e il Bresciano, nel territorio di Lonato del Garda.
Proprio in quella zona - nei pressi del laghetto naturale fuori al centro abitato di Castiglione delle Stiviere - i carabinieri avevano subito concentrato le ricerche. Una zona impervia, periferica, lontana da occhi indiscreti, tanto che carabinieri e volontari hanno impiegato oltre dieci giorni per riuscire a rinvenire il cadavere. Gli inquirenti, però, erano sicuri che fosse lì: le prove riconducevano tutte a quella zona.
Già 24 ore dopo la scomparsa della ragazza i militari avevano arrestato il 33enne moldavo, suo ex fidanzato e residente nella stessa cittadina. In pochi giorni le prove contro di lui si erano moltiplicate. Anche ora, mentre si attende l'autopsia per ricostruire le modalità dell'assassinio, l'impianto dell'accusa contro Dimitru Stratan appare più che solido, basandosi su fonti di prova già oggettive persino prima del ritrovamento del cadavere di Yana. Nelle settimane precedenti l'ex l'aveva pedinata e minacciata che l'avrebbe ammazzata, se avesse avviato una relazione con un ragazzo che entrambi conoscevano.
Stratan l'aveva anche già picchiata, come la stessa Yana aveva confessato al suo attuale fidanzato. Il 33enne beveva molto e si drogava. La notte tra il 19 e il 20 gennaio però è lucido: secondo la Procura di Mantova prepara l'omicidio con una trappola. E' mezzanotte quando il killer inizia a telefonarle e scrivere messaggi: «Il nostro Bulka sta male», ripete a Yana riferendosi al cane che avevano comprato insieme durante la relazione. La 23enne lo raggiunge nella casa di proprietà della sorella del killer: lui nel frattempo ha già scollegato la telecamera interna di sorveglianza.
Prima di entrare, Yana manda un messaggio al suo fidanzato: «Deve accettare la separazione». Saranno le sue ultime parole. Lì, tra le mura della camera da letto dell'appartamento, si consuma il delitto, commesso forse con un coltello o con un'arma affilata. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo l'assassinio il moldavo mette il corpo di Yana in un grande sacco della spazzatura e lo carica in auto. Alcune telecamere immortalano l'uomo che trascina con fatica il sacco. Poi, dopo aver abbandonato il cadavere della sua ex tra le campagne alla periferia di Castiglione delle Stiviere, il killer resta impantanato con la sua auto.
Le accuse per Dimitru Stranu sono pesantissime: omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Non ha mai confessato e a ogni interrogatorio si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Ora rischia l'ergastolo.
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