Trump "caccia" i palestinesi. E a Gaza la tregua è in bilico

Il tycoon: "Non torneranno nella Striscia". Hamas: così garanzie saltate. Slitta il rilascio degli ostaggi, Idf in allerta

Trump "caccia" i palestinesi. E a Gaza la tregua è in bilico
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Hamas minaccia la tregua a Gaza ad appena tre settimane dal suo inizio, mentre si tentava invano di far ripartire i negoziati per avviare la seconda fase. Sul banco degli imputati il movimento estremista mette il piano di Donald Trump per fare della Striscia «la Riviera del Medioriente», senza lasciare ai palestinesi - come ha spiegato lo stesso presidente americano - «alcun diritto a tornare». Gli islamisti annunciano che il rilascio dei prossimi tre ostaggi, previsto per sabato, sarà «rinviato fino a nuovo avviso» e rimettono ufficialmente in discussione il cessate il fuoco perché Israele non avrebbe «rispettato gli accordi»: dal «ritorno degli sfollati nel nord alle sparatorie e i bombardamenti, fino alla mancata consegna di aiuti come concordato». In serata la parziale retromarcia: «Abbiamo dato ampio tempo ai mediatori per esercitare pressioni su Israele perché mantenga i suoi impegni. La porta rimane aperta». Ufficiosamente, tuttavia, sono i negoziatori di Hamas a spiegare a fonti egiziane della Reuters il vero nodo: il piano del presidente Usa ha fatto «saltare le garanzie americane sulla tregua».

Lo sviluppo spinge il ministro della difesa israeliano Israel Katz a dare disposizioni di «massima allerta» all'esercito, chiedendo all'Idf di prepararsi «a ogni scenario a Gaza». Per Israele è la mancata garanzia del ritorno dei rapiti a violare la tregua, tanto che il primo ministro Benjamin Netanyahu corre a consultare i vertici della Difesa, in attesa del Gabinetto di Sicurezza previsto per domattina, mentre il leader dell'estrema destra Itamar Ben Gvir, fuoriuscito dal governo proprio per la contrarietà al cessate il fuoco, chiede che si torni alla guerra a Gaza ricominciando «con un attacco massiccio». Si prospetta uno scenario terrificante per chi attende il ritorno dei propri cari dalla Striscia, 76 ostaggi, di cui 34 morti in prigionia, tanto che in centinaia scendono in piazza a Tel Aviv e il Forum delle Famiglie chiede al governo di «astenersi da azioni che mettano a repentaglio l'attuazione dell'accordo». Netanyahu garantisce che Israele «manterrà il suo impegno a rispettare l'intesa». Ma il rischio di un ritorno alle armi è tangibile.

Ad accendere la miccia è il futuro di Gaza. Oggetto dello scontro è il piano Trump, che punta a trasferire i palestinesi da Gaza ed è considerato «rivoluzionario» da Netanyahu. Gli islamisti definiscono «spacciati» i piani occidentali, «destinati al fallimento». Promettono di «abbattere il progetto» e infine annunciano la notizia più tragica: il rinvio a data imprecisata del rilascio dei prossimi ostaggi.

Nelle ultime ore il presidente americano ha insistito sul suo progetto. E si è spinto persino oltre le dichiarazioni precedenti. «Sono impegnato ad acquistare e possedere Gaza» ha detto, smentendo anche Netanyahu. Il tycoon ha precisato che i palestinesi non avranno diritto di ritorno a Gaza, perché il suo piano prevede che gli Stati Uniti «prendano il controllo» della Striscia, mentre per i gazawi sarà costruito «un posto permanente», con «alloggi molto migliori». Il presidente si è detto convinto che «le nazioni arabe accetterebbero di accogliere i palestinesi dopo aver parlato con lui».

Le minacce alla tregua coincidono con gli auspici dell'estrema destra israeliana.

Mentre Netanyahu era in tribunale ieri per il processo per corruzione, raccontando delle sue complicazioni mediche dopo l'intervento alla prostata, il ministro Bezalel Smotrich, leader del Partito Sionista Religioso, confermava la sua opposizione alla fase due dell'accordo e l'ex ministro Ben Gvir tornava a chiedere di colpire duramente Gaza. L'udienza del premier, prevista per oggi, è stata nel frattempo cancellata.

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