Trump celebra i rimpatri. "Via i criminali" in catene. E congela i dazi all'Italia

Scattate le espulsioni, minacce di smantellare la protezione civile. "La Meloni? Mi piace molto..."

Trump celebra i rimpatri. "Via i criminali" in catene. E congela i dazi all'Italia
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Immigrazione e dazi. Sono i dossier centrali nell'azione di Donald Trump dopo il suo ritorno nello Studio Ovale, dove cerca di mettere a segno il più velocemente possibile a colpi di decreti esecutivi i primi risultati della sua agenda. Il presidente americano ha chiarito che presto potrebbe abbattersi la scure delle barriere su diversi Paesi, anche se per l'Italia si apre uno spiraglio.

«Giorgia Meloni mi piace molto, vediamo cosa succede», afferma rispondendo a una domanda sulla concessione di un eventuale break a Roma per i dazi sui prodotti importati negli Usa. Intanto, la nuova amministrazione si concentra sull'annunciata deportazione di massa: come fa sapere la portavoce di Pennsylvania Avenue Karoline Leavitt, gli Stati Uniti hanno «arrestato 538 criminali illegali» e ne hanno espulsi «centinaia» nel corso di un'operazione effettuata pochi giorni dopo l'inizio della presidenza Trump. Poi, la Casa Bianca posta sui social l'immagine cruda di una fila di migranti ammanettati e in catene mentre vengono imbarcati su un aereo cargo militare con la scritta: «I voli di deportazione sono iniziati. Promessa fatta, promessa mantenuta». «Come promesso, Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entra illegalmente negli Usa andrà incontro a gravi conseguenze», si legge nel messaggio che accompagna la foto.

L'esercito ha utilizzato un aereo C-17 per deportare circa 80 persone che hanno attraversato il confine guatemalteco giovedì, e ha inviato un secondo volo militare in Guatemala con un numero simile di passeggeri durante la notte. Stando ai numeri dell'Immigration and Customs Enforcement diffusi dal Washington Post, tuttavia, l'agenzia di frontiera ha arrestato meno persone questa settimana rispetto a quando Trump è entrato in carica nel 2017. The Donald, comunque, torna ad assicurare che «fermeremo l'invasione», e l'amministrazione Usa sta dando ai funzionari dell'Ice il potere di deportare rapidamente i migranti a cui è stato concesso temporaneamente l'ingresso nel Paese nell'ambito dei programmi dell'era Biden.

Un memo interno del governo firmato dal capo ad interim del dipartimento per la sicurezza interna e ottenuto dal New York Times offre una tabella di marcia su come utilizzare poteri a lungo riservati solo agli incontri al confine meridionale per rimuovere rapidamente i clandestini. Incluso, pare, quello di dare ai funzionari la possibilità di espellere i migranti in due importanti programmi di Biden che hanno consentito a più di un milione di persone di entrare temporaneamente nel Paese. Si tratta di pilastri negli sforzi dell'ex presidente per scoraggiare gli ingressi illegali consentendo invece determinati percorsi legali: il primo riguarda la sospensione dell'app CBP One, che i migranti potevano usare per provare a programmare appuntamenti per entrare negli Stati Uniti, e l'altro è quello che ha permesso l'entrata di alcuni migranti in fuga da Cuba, Nicaragua, Venezuela e Haiti.

Ieri, intanto, nel suo primo viaggio come 47esimo presidente, Trump si è recato con la first lady Melania in North Carolina e in California, due stati colpiti da calamità naturali che sono diventati oggetto di contesa politica. La parte più attesa della visita riguarda il Golden State devastato dagli incendi, dove il governatore democratico Gavin Newsom si è detto pronto nei mesi scorsi a guidare la «resistenza» contro il tycoon. La North Carolina, invece, è stata colpita a ottobre dall'uragano Helene, che ha provocato 104 morti.

The Donald ha duramente criticato la gestione della crisi da parte di Biden e della vice presidente Kamala Harris, e ieri ha preso di mira anche la protezione civile. «La Fema è lenta, costa tanto e c'è troppa burocrazia. Potrei sbarazzarmene se lo ritenessi necessario», sottolinea, ribadendo che «sarebbe meglio se gli stati si occupassero della gestione dei disastri naturali», e lasciando quindi intendere che potrebbe esserci un piano per ridimensionare il ruolo della protezione civile americana. Il comandante in capo torna pure a dire che gli «piacerebbe molto se il Canada diventasse il 51esimo stato Usa».

Mentre sul fronte dei dazi, mostra qualche spiraglio, oltre che sull'Italia, anche sul Dragone. «Abbiamo un grande potere sulla Cina e sono i dazi. Non li vogliono. Preferirei non doverli usare ma sono un potere forte», dice.

Pechino e Washington possono risolvere le loro differenze facendo leva «sul dialogo e sulle consultazioni», replica la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning in merito ai segnali di apertura di Trump. «La Cina - prosegue - non ha mai ricercato deliberatamente un surplus commerciale con gli Stati Uniti».

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