
L'avvento di Donald Trump sulla scena internazionale si è portato dietro una serie di paradossi: un'America che va a braccetto con la Russia ed è in conflitto con l'Europa; che abbraccia Putin e sbatte la porta in faccia a Zelensky; che si ritrova a votare all'Onu con la Corea del Nord. Se ne potrebbero aggiungere tanti altri ma tra questi, potrà sembrare assurdo, la politica di Trump ha riportato in auge i marxisti, i pensatori a volte folli che spiegano il mondo solo con l'economia, il capitale, il mercantilismo trasformandoli in nemici. The Donald guarda il mondo, infatti, solo attraverso le lenti del tornaconto economico. Atteggiamento legittimo e magari in qualche maniera vero che, però, non può essere l'unica bussola. Ci debbono essere dei confini. E, invece, nella dottrina trumpiana tutto si riduce al soldo: se conviene al portafoglio puoi allearti anche con i peggiori regimi e, magari, se vuoi pacificare l'Ucraina basta che fai un accordo con Kiev per le terre rare e con Mosca per lo stesso motivo. Nella sua filosofia basterà l'interesse economico, il calcolo freddo delle ricchezze, il pragmatismo spietato del tornaconto e dell'investimento a chiudere il conflitto e a dare le garanzie di sicurezza all'Ucraina. I valori che si è portato dietro il capitalismo e ne sono parte integrante nella migliore tradizione liberale, cioè la difesa dei diritti, della democrazia e dell'autodeterminazione dei popoli per lui sono corollari non essenziali.
Il risultato è che ti ritrovi nel voto dell'assemblea dell'Onu sull'Ucraina con l'Europa che rimane sola a difendere Kiev e quei valori, mentre gli Stati Uniti si ritrovano nello stesso campo di Putin e di Kim Jong-un.
Un atteggiamento del genere finisce per disorientare i liberali, i moderati, i socialisti, i radicali nostrani che si sono immolati ad una vita a stelle strisce (remember Marco Pannella) mentre - tornando ai marxisti - ridà ossigeno alle malattie infantili degli ex-comunisti. Oggi Massimo D'Alema - ma potremmo aggiungere altri nomi di personaggi che provengono dal vecchio Pci, da Bettini a Cuperlo - non hanno timore ad esporre una teoria che fino a ieri rasentava l'assurdo: eravamo anti-americani, abbiamo passato una vita per cambiare e abiurare le nostre convinzioni giovanili e ora con Trump stiamo riscoprendo le convinzioni su cui ci siamo formati nella nostra adolescenza.
Siamo all'anti-americanismo di ritorno con le dovute differenze rispetto a sessant'anni fa. Del resto se l'America non difende più la democrazia, se non è più la paladina dei diritti e dei valori liberali, se è artefice del capitalismo più spietato di cui si cibano gli oligarchi della tecnocrazia e gli influencer globali potrai pure rivolgerti all'Europa con tutti i suoi limiti attuali come speranza e punto di riferimento occidentale e magari organizzare una piazza nel nome del vecchio continente, ma non puoi evitare che serpeggi un famigerato e arcaico anti-americanismo a sinistra insieme ad una nostalgia del passato. Tutto sbagliato, ci mancherebbe altro, perché non puoi spostare indietro le lancette della storia e dimenticare ciò che l'America ci ha dato, solo che di questo meccanismo perverso è complice anche la politica di Trump e il suo mondo al contrario.
I suoi danni non si limitano ad una cultura nostalgica o a vecchie dottrine impolverate tirate giù da soffitta, ma possono far insorgere per reazione nuovi schemi nelle alleanze economiche che potrebbero tradursi in boomerang per gli stessi Stati Uniti. Se il presidente americano dichiara una guerra commerciale e mette dazi come se fossero caramelle, a sinistra si chiedono perché non si debba riscoprire la Cina. In fondo da quelle parti la via della Seta aveva già fatto proseliti da D'Alema a Giuseppe Conte (nella foto), solo che ora ne parla pure qualche commissario di Bruxelles. E se la democrazia non è più un valore discriminante, se a sinistra c'è chi comincia a chiedersi se l'America è una dittatura o no (vedi Gianni Riotta), in un baleno si può arrivare alla bestemmia che un regime vale un altro e che Xi non è diverso da Putin o da Trump.
E , ancora peggio, se la Russia nell'immaginario trumpiano non ha aggredito Kiev ed è legittimo che Mosca rivendichi mezza Ucraina, allora per quale motivo Pechino non dovrebbe fare la stessa cosa con Taiwan? Nella commedia dell'assurdo nulla è vietato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.