Un paziente oncologico su due ha problemi di malnutrizione. E anche se l'inappetenza è dovuta spesso alle cure, è necessario studiare un menù il più calibrato e adatto possibile. Ben consapevoli che la nutrizione clinica migliora l'efficacia terapeutica e fa risparmiare il Servizio Sanitario Nazionale: si stima che una corretta integrazione nutrizionale possa portare un risparmio pari al 12,2% associato ad una significativa riduzione della mortalità, delle complicazioni e dei giorni di degenza, almeno due in meno.
Per questo istituzioni, società scientifiche e associazioni di pazienti manifestano l'urgenza dell'integrazione di Supplementi nutrizionali orali nei percorsi di cura oncologici e propongono di inserirli nei Lea, livelli essenziali di assistenza. Ne hanno parlato nell'incontro promosso dalla senatrice Tilde Minasi, presidente dell'Intergruppo parlamentare «Oncologia: Prevenzione, Ricerca e Innovazione».
La malnutrizione per difetto, intesa come depauperamento delle riserve energetiche proteiche e di altri elementi nutritivi dell'organismo, non è appannaggio solo dei Paesi in via di sviluppo, ma colpisce anche i Paesi ad alto reddito, Italia compresa. Nello specifico, la malnutrizione nel paziente affetto da tumore, causata sia dal tumore stesso che dal suo trattamento, è un problema clinico e di salute pubblica che colpisce tra il 30 e il 50% dei pazienti.
«È fondamentale che le istituzioni siano sempre più sensibili al tema della nutrizione del paziente oncologico, e il convegno odierno vuole testimoniare proprio questo tipo di impegno. L'equità dell'accesso ai supplementi nutrizionali orali per tutti i pazienti oncologici in Italia è essenziale per garantire la prosecuzione delle terapie salvavita cui essi devono sottoporsi - dichiara la senatrice Tilde Minasi - È necessario fornire risposte concrete in termini di piena rimborsabilità da parte del sistema sanitario nazionale degli Ons e degli alimenti a fini medici speciali garantendo screening nutrizionali sempre più capillari, da effettuarsi immediatamente dopo la diagnosi di tumore. Punti fondamentali questi anche per superare le forti disparità regionali, per aumentare il grado di successo delle cure anche in termini di contenimento dei costi per il SSN, e per non aggiungere alla già drammatica condizione della malattia un aggravio economico per i pazienti».
La malnutrizione nel paziente affetto da tumore, riscontrata già alla diagnosi nel 30% circa dei casi, è una «malattia nella malattia», che porta a ripercussioni negative e a ricoveri ripetuti. La recente letteratura scientifica evidenzia, inoltre, che la malnutrizione in oncologia, aumenta di 2,6 volte il tasso di mortalità, di 3 volte il tasso di complicanze e del 30% la durata della degenza rispetto ai pazienti con uno stato nutrizionale nella norma, senza dimenticare che esiti clinici e qualità della vita dipendono spesso da un appropriato percorso nutrizionale.
«Fortunatamente negli ultimi anni la consapevolezza dell'importanza della nutrizione nei pazienti con tumore, per tollerare meglio le cure, sta aumentando - dichiara Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo È
importante arricchire il curriculum dei medici laureandi con elementi di nutrizione clinica per dare loro una base di conoscenza che gli permetta di valorizzare gli strumenti utili a riconoscere precocemente la condizione».
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