Giorgia Meloni porta al tavolo del G7 in Giappone l'emergenza migranti italiana. I numeri più allarmanti - delle oltre 35mila persone arrivate in Italia da gennaio - continuano a essere quelli della rotta tunisina verso le coste siciliane.
Sullo sfondo di questa crisi migratoria ormai cronica c'è quella economica profonda in cui versa il Paese nordafricano, sull'orlo del default. Nelle ultime settimane Palazzo Chigi confidava sul buon esito dell'attività di mediazione nei confronti del Fondo monetario internazionale per sbloccare il prestito da 1,9 miliardi a Tunisi. Fmi che aveva condizionato l'erogazione dei soldi all'attuazione di un piano di riforme, ma il presidente Saied ha più volte respinto quelli che considera dei diktat sulla sua politica interna. A Hiroshima la presidente del Consiglio durante la sessione sul «Global south», ha messo il tema sul tavolo: «La Tunisia è in una situazione difficilissima, una fragilità politica evidente e un rischio di default finanziario dietro l'angolo. Abbiamo una trattativa fra il Fmi e la Tunisia di fatto bloccata. C'è una certa rigidità del Fmi di fronte al fatto che non si sono ottenute dal presidente Saied tutte le garanzie che sarebbero necessarie. È comprensibile da un lato, dall'altro siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative?». E ancora: «Credo che l'approccio debba essere pragmatico, perché altrimenti noi rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse», ha aggiunto la premier. Che ha avuto un colloquio col direttore del Fmi, Kristalina Georgieva, e con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. In conferenza stampa Meloni però ha ribadito che «la trattativa può essere sbloccata». Si sta poi valutando anche una visita in Tunisia, «o a livello bilaterale» o a livello di delegazione europea.
Decisamente smorzate le tensioni con il presidente francese Emmanuel Macron, dopo i recenti e ripetuti attacchi di esponenti del governo e del suo partito contro le politiche migratorie dell'esecutivo italiano: «L'incontro con Macron è andato bene. Tendiamo ad essere concreti: al di là dei temi da campagna elettorale che ognuno ha, siamo due nazioni molto vicine su molti temi».
L'altro nodo ora è Bruxelles, dove la riforma europea del Patto di asilo resta ferma al palo sotto i veti incrociati degli altri Stati membri. Dopo averne parlato con Von der Leyen, Meloni confida «di giungere a soluzioni concrete già nel prossimo consiglio europeo: si deve agire e subito. Mi pare ci sia ampia disponibilità su questo, a dare una mano e non tanto all'Italia: noi siamo la frontiere d'Europa, e se noi non siamo più in grado di affrontare la situazione, inevitabilmente queste persone andranno in altre Paesi, né si può pretendere che diventiamo un campo profughi per difendere le frontiere esterne dell'Ue. Su questo vedo la disponibilità da parte di tutti». Il problema sono «i tempi sempre molto ampi, ma in questa fase non possiamo permettercelo».
Nel documento finale del summit del G7 si legge un impegno «a garantire una migrazione sicura, ordinata e regolare nel mondo» riconoscendo «gli importanti benefici economici e sociali che i migranti possono portare ai nostri Paesi», ma anche a «prevenire l'immigrazione irregolare molto pericolosa via mare o via terra» e quindi a ritenere responsabili «le reti della criminalità organizzata che favoriscono i viaggi pericolosi». Ieri la Guardia nazionale tunisina ha fatto sapere di aver arrestato diversi trafficanti di esseri umani a Mahdia, Sfax e Monastir. Organizzavano i barconi direzione Italia.
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