Michela Murgia è la nuova icona del femminismo italiano, una donna di sinistra di indiscussa cultura con la quale mi sarebbe sempre piaciuto confrontarmi.
Avrei tante voluta intervistarla. Oggi, dopo aver sentito le sue dichiarazioni sul generale Francesco Paolo Figliuolo, questo desiderio si è fatto più pressante. Riascoltando il suo intervento al programma Di Martedì sono state molte le domande che, da giornalista curioso quale sono, mi sono balenate per la testa. Avrei tanto voluto telefonarle e proporLe una bella e lunga intervista 'A tu per tu' sul ruolo della donna in Italia, sulla sua paura di vedere un uomo in divisa e su tanto altro ancora. Sarebbe stato bello farle notare che il 29 marzo scorso il presidente americano Joe Biden ha dichiarato che "La guerra contro il Covid è lungi dall'essere vinta" e che l'ex premier Giuseppe Conte, lo scorso 5 dicembre aveva dichiarato:“Siamo in guerra con il virus, ma presto inizierà la ricostruzione”. Parole simili erano state usate dal viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, appena un mese prima:“Lo vogliamo capire che siamo in guerra? - aveva chiesto il grillino nel corso della trasmissione Non è l'Arena - Stiamo lottando per salvare l'Italia, punto. Non si tratta di un colore politico, si tratta di sicurezza nazionale”. Sarebbe stato interessante, insomma, chiederLe se le espressioni di guerra usate da Figliuolo la spaventano di più o di meno delle dichiarazioni che, da un anno a questa parte, sentiamo da vari esponenti della sinistra. Avrei voluto chiederLe se ha paura di tutti gli uomini con le stellette oppure se la figura del generale Figliuolo la inquieta di più o di meno di quella del compianto generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sarei stato molto curioso di interpellare la femminista Murgia sul tema della settimana, lo scontro tra Aurora Ramazzotti e l'influencer 'Er Faina' sul catcalling oppure la vicenda che ha visto protagonista la deputata Laura Boldrini. E potrei continuare all'infinito, ma mi fermo tanto è tutto inutile.
Perché? Molto semplicemente perché non mi avrebbe mai concesso l'intervista. Come faccio a saperlo? È stata proprio lei, neanche un mesetto fa, a rifiutarsi di partecipare alla rubrica 'Il bianco e nero' che curo da alcuni mesi. Poco dopo essermi presentato come collaboratore de ilGiornale.it, sono stato immediatamente stoppato: “Guardi, glielo dico subito, io non rilascerò mai un'intervista né al Giornale né a Libero. Abbia pazienza, ma è la mia politica dal giorno in cui ho esordito e non ho mai cambiato idea. Anzi...”. Ebbene sì, ho la 'colpa' di non scrivere per un 'giornale amico'. Me lo ha ribadito chiaramente: “Il Giornale e Libero sono per me dei territori ostili e io non voglio averci a che fare...”. È la democrazia bellezza, direbbe Giorgio Bocca. La democrazia, infatti, presuppone la libertà anche di confrontarsi soltanto con chi ha idee vicine alle proprie.
Lungi da me negare a Michela Murgia tale libertà, ma se tutti agissero come lei non verrebbe meno la democrazia? Perché Lei su Radio Capital ama incalzare i suoi ospiti con domande pungenti, ma teme di confrontarsi con un cronista de ilGiornale.it che vuole solo fare il suo lavoro? Le assicuro che io non ho alcuna divisa...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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