Tutti all'attacco di Petry l'anti Merkel di destra

La leader di AfD finisce nel mirino di sinistra e grandi media: «Vogliamo diventare un partito di massa, puntiamo al governo»

C'erano il tutto esaurito e l'atmosfera delle grandi occasioni alla Bundespresskonferenz, la moderna struttura berlinese che dal 2000 ospita le principali conferenze stampa della politica tedesca. Ad attirare i giornalisti la presenza della leadership di Alternative für Deutschland, il partito che domenica ha stravinto le elezioni per il rinnovo del Parlamento in tre Länder: pur correndo per la prima volta, AfD ha strappato il 12,6% e il 15,1% all'ovest, conquistando un clamoroso 24,2% dei consensi all'est. Per prima si è rivolta al pubblico di reporter Frauke Petry, giovane portavoce del partito nato euroscettico e presto diventato strenuo oppositore della politica di accoglienza ai profughi voluta da Angela Merkel. «Siamo il partito della pace sociale», ha esordito Petry intenzionata a fare piazza pulita della cattiva reputazione di cui gode il suo partito presso l'establishment. Basti ricordare che domenica sera mentre era ancora in corso lo spoglio dei voti, la testata progressista Süddeutsche Zeitung scriveva che «Afd è più pericolosa dell'Npd», il partito neonazista tedesco.Incline al sorriso, Petry ha fatto subito capire ai suoi interlocutori di non avere però alcuna pazienza per le etichette dei media. Appena un giornalista ha menzionato il termine «Lügenpresse» (la stampa bugiarda) un concetto caro al movimento anti-islamico Pegida con il quale AfD ha flirtato in passato e dal quale adesso si tiene a distanza Petry è scattata: «Per il futuro ci aspettiamo un atteggiamento meno ideologico nel porre domande al nostro partito». Nel ribadire il proprio no all'ondata di profughi, la portavoce ha spiegato che la sua formazione non è monotematica ma che punta anche «all'uscita dall'euro, all'aumento della democrazia diretta (in Germania il referendum è previsto solo a livello locale o regionale, ndr), al miglioramento della sicurezza e dell'ordine pubblico». La dotazione della polizia è un tema caro alla giovane leader, pronta a ricordare che soprattutto «nel Nord Reno-Westfalia (il Land a più alto tasso di immigrati, ndr) ci sono interi quartieri dove la polizia non può accedere». Alternative für Deutschland, viene ripetuto a più riprese da Petry e dai tre candidati nei Länder giunti a Berlino per l'incontro con la stampa, «è un partito liberale e conservatore». «Noi siamo a favore della libertà di culto tuttavia», spiega a chiare lettere la portavoce, «l'Islam non appartiene alla cultura tedesca». E i programmi? «Prima dobbiamo costituire i gruppi parlamentari nei Länder», rispondono i tre candidati-governatori, «e poi potremo concentrarci sui programmi». AfD, ribadisce Petry, vuole diventare un Volkspartei, un partito di massa, e punta al governo; per il momento, la corregge però il più anziano ed esperto Alexander Gauland, «il nostro posto è all'opposizione». Ammessa la sconfitta «è stato un giorno pesante per la Cdu», ha dichiarato Frau Merkel il governo federale ha da parte sua reso noto che la politica di accoglienza non cambierà. La ministra della Difesa Ursula von der Leyen ha ricordato che l'80% degli elettori «è a favore di una soluzione europea alla crisi dei rifugiati e sostiene la linea della cancelliera». «Non è possibile che la risposta a quel tipo di risultato elettorale sia continuare tutto come prima», ha invece protestato il governatore della Baviera e leader della Csu Horst Seehofer, minacciando l'abbandono del gruppo unico con la Cdu da parte dei suoi deputati.

Le parole di Seehofer sono tardive: iniziato lo scorso ottobre e mai risolto, lo scontro fra il suo partito e quello della cancelliera fa la fortuna di AfD, partito che dà la caccia in primo luogo proprio ai delusi della Ue.

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