Lo scontro sul Mes, la sorda guerriglia sui decreti sicurezza, la farsa Alitalia (con la maggioranza che non riesce a nominare il nuovo Cda perché i grillini non si mettono d'accordo sulle poltrone), e ora la rissa sulla scuola: la rivendicata «vittoria» elettorale e referendaria sembra aver mandato fuori controllo la maggioranza di Conte. Bloccandola su tutto, più di quanto non fosse già prima del voto.
E l'ineffabile ministra Azzolina dalle labbra rosso fuoco è sempre nell'occhio del ciclone, tanto più dopo che il niet del premier al rimpasto la ha incatenata alla propria seggiola, spegnendo le speranze di chi aveva contato di liberarsene alla prima occasione. La ministra col rossetto ha annunciato ieri urbi et orbi la data scelta per il famoso concorsone straordinario per 32mila docenti delle scuole medie e superiori: 22 ottobre. E immediatamente è stata stoppata dagli alleati del Pd, oltre che bocciata da tutta l'opposizione e dai sindacati della scuola. Ad Azzolina, isolata, è rimasto il sostegno degli amici grillini e quello di Italia viva. Il resto del mondo è contro di lei.
L'idea di organizzare una mega-selezione con prova scritta per decine di migliaia di insegnanti, facendoli spostare e radunandoli in piena pandemia, fa insorgere i sindacati, convocati dalla ministra per la comunicazione della data. «Il governo punta alla selezione naturale dei precari?», chiede una delle mille sigle. «Le scuole che dovrebbero gestire e ospitare in sicurezza le prove per il concorso sono sotto organico proprio a causa degli errori del ministro», accusa la Cgil.
Ma a mettersi decisamente di traverso sono anche gli alleati di governo del Pd: il concorso a ottobre sarebbe «un ulteriore elemento destabilizzante», denuncia Matteo Orfini, chiedendo invece una semplice stabilizzazione dei precari. E la responsabile scuola della segreteria dem, Camilla Sgambato, invita a rinviare il concorso a Natale: «Tenerlo a ottobre, facendo spostare a Roma decine di migliaia di insegnanti per uno, due o persino tre giorni, significa creare ulteriori problemi al funzionamento delle scuole», ricorda la ex ministra dem Valeria Fedeli. «Spostare la prova al periodo di vacanza natalizia, con le scuole chiuse, sarebbe una soluzione ragionevole e non cambierebbe nulla ai fini della selezione». Niente concorso, reclama Matteo Salvini prendendo la palla al balzo: «Si stabilizzino le migliaia di precari che insegnano già da anni». E discussione subito della mozione di sfiducia nei confronti del ministro Azzolina: «Se il Pd è coerente, voti per mandarla a casa», dice il segretario della Lega. «I candidati dovranno assentarsi dal lavoro, causando altre ore di didattica in fumo», denuncia la capogruppo Fi Gelmini.
M5s chiamato a blindare la sua ministra, c'è anche lo scontro per il controllo di un grande bacino elettorale, quello che ruota intorno alla scuola e che nel 2018, in rivolta contro il tentativo di riforma meritocratica renziana, aveva abbandonato il Pd per buttarsi sui grillini.
Ma che ora li sta precipitosamente mollando, anche a causa delle disastrose performance della Azzolina, come dimostrano gli esiti delle regionali. Alla fine, però, il Pd sembra destinato ad incassare l'ennesimo «niet» grillino: «Il concorso si farà, alla data da me stabilita», taglia corto la Azzolina. Altro che rimpasto.
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