Tutti i vaffa di Grillo a Draghi

Oggi il faccia a faccia col premier incaricato, con quello che fino a poco tempo fa apostrofava nei peggiori modi possibili

Tutti i vaffa di Grillo a Draghi

Chissà se Beppe Grillo gli dirà che è "un banchiere mai eletto da nessuno" che lavora "per conto della finanza, di chi vuole la garanzia che gli investimenti nelle imprese italiane comprate in questi mesi per un pezzo di pane e la quota di debito pubblico non vengano perduti". Questo pensava il comico di Draghi nel 2014 etichettandolo come colui che "detta ordini al signor Napolitano che esegue prontamente nominando a destra e a sinistra tizio e caio senza passare dalle elezioni in funzione dell'obbedienza cieca e assoluta ai voleri della Troika e al trionfo della finanza sugli Stati sociali e sulle Costituzioni nate dalla guerra contro il nazifascismo e ormai considerate obsolete, come ricordato dalla JP Morgan".

Non proprio sviolinate. Anzi. All'epoca il presidente della Bce era quello che "auspicava una diminuzione di sovranità nazionale" e che "ricompensa il crack finanziario azzerando il welfare dei paesi" perché "per loro la Sanità è un costo, la pensione è un costo, la scuola è un costo. Stanno tagliando tutto questo per pareggiare il crack finanziario con l'economia reale. Il ricatto sull'articolo 18 è sulla Bce. Noi siamo sotto scacco di questa gente qua. Che sia giusto o sbagliato non sta a me dirlo ma io non accetto nessun tipo di ricatto da una banca centrale".

Chissà se oggi gli dirà anche questo. Chissà se gli rammenterà che lo definì "una Mary Poppins un po’ suonata che tira fuori dalla sua borsetta sempre le stesse ricette" (il riferimento era ai continui tagli del costo del denaro da parte della Bce). E soprattutto chissà se gli ricorderà che nel 2017 ospitò sul suo blog un articolo dall'eloquente titolo: "Comanda il popolo, non Draghi" in cui sostanzialmente si sosteneva la necessità di "rompere la gabbia, riappropriarsi della sovranità svenduta a cleptocrati, tecnocrati, oligarchi. Ricostruire dalle macerie l'Europa dei popoli. Chiamando i cittadini ad esprimersi col referendum. Il presidente Bce, invece di affermare che l'euro è irreversibile continuando a foraggiare le banche con migliaia di miliardi di euro, regalati ai banchieri 'amici' per taglieggiare le imprese e drogare i mercati, farebbe meglio a proporre una revisione dei Trattati europei "capestro". L'unica strada per il futuro dell'Italia è quella di uscire da questa gabbia di strozzinaggio europeo ad egemonia tedesca (non certo dall'Europa), che ha imposto il primato di una moneta 'l'Euro' a misura del 'marco', il dominio di banche e finanza sulla sovranità popolare".

Chissà. Purtroppo, non ci sarà alcuna diretta streaming che possa rispondere a queste curiosità. Sono lontani i tempi del confronto con Matteo Renzi trasmesso sui social. I più informati dicono che Beppe Grillo si sia scapicollato a Roma per fare da scudo al Movimento 5 Stelle, per evitare la sua implosione e per accettare un governo politico. Il garante sarebbe pronto a scendere a patti col diavolo. Almeno con quello che fino a poco tempo prima era considerato così. Uno vale uno, ma Grillo vale più di tutti. La sua faccia è quella giusta da contrapporre a Draghi.

Basterà a far digerire ai suoi elettori l'ennesima giravolta di un Movimento che negli ultimi anni ormai ha detto e fatto tutto e il contrario di tutto? Il rischio sembra calcolato. C'è da salvaguardare gli scranni dell'Aula, ancor di più che l'anima del Movimento stesso.

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