Ucciso il killer di Bruxelles. Faceva colazione al bar. Ora è caccia al complice

Il caffé Al Kaima, in rue Van Oost, nel cuore del quartiere di Schaerbeak, è un via vai di forze dell'ordine e reparti speciali della polizia

Ucciso il killer di Bruxelles. Faceva colazione al bar. Ora è caccia al complice
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Il caffé Al Kaima, in rue Van Oost, nel cuore del quartiere di Schaerbeak, è un via vai di forze dell'ordine e reparti speciali della polizia. Qui ieri mattina, alle 8, è stato ucciso l'attentatore che lunedì sera ha seminato il panico a Bruxelles, assassinando due tifosi svedesi. Abdesalem Lassoued, 45 anni, stava facendo colazione in un locale non molto distante dalla sua abitazione. Forse aspettava l'arrivo delle forze dell'ordine, per martirizzarsi e completare l'aberrante rituale, oppure, come sostengono alcuni media del posto, qualcuno l'avrebbe riconosciuto e segnalato alle autorità. Lassoued, che la stampa del suo paese natale, la Tunisia, chiama Abdul Salam Al Aswad, originario di Sfax, ha risposto al fuoco della polizia, ma è stato colpito in pieno petto ed è deceduto in ambulanza. L'eliminazione del jihadista non ha però riportato la calma a Bruxelles. La città è ancora sotto choc dopo che tv e social hanno continuato a trasmettere a getto continuo i video dell'attentatore, compreso quello, plateale su Facebook, della rivendicazione, dove si è professato miliziano dell'Isis che nella serata di ieri si è attribuita l'attacco. La magistratura belga punta proprio l'indice sui video che potrebbero essere stati registrati da un complice. La caccia è aperta e secondo la ministra degli Interni Verlinden, Lassoued non avrebbe agito da solo, «anche se non possiamo blindare il Paese. La vita deve tornare alla normalità». Durante la perquisizione compiuta nel suo appartamento a Schaerbeak sono state trovate diverse armi da fuoco, altre rinvenute in un vicino parco pubblico. Gli inquirenti confermano che una di queste potrebbe essere quella utilizzata per uccidere i due svedesi. Il Joint Information Center, uno degli organi dell'apparato antiterrorismo belga, lo stava pedinando da settimane, e aveva programmato un incontro proprio ieri per valutare il dossier. A gennaio era stato denunciato da un occupante di un centro d'accoglienza a Kempen (vicino ad Anversa) per minacce via social. «Inizialmente abbiamo pensato che non ci fosse alcun collegamento con gli eventi di Gaza, ma poi è venuto a galla che Lassoued aveva condiviso una serie di messaggi di sostegno al popolo palestinese sui social. Questo potrebbe aver giocato un ruolo», ha riferito Eric Van Der Sypt dalla procura federale. Così come non va sottovalutato il fatto che l'attentatore fosse stato espulso dalla moschea di Schaerbeak per commenti radicali, e allontanato dalla moglie, che temeva per la sua vita e per quella della figlia. In conferenza stampa il ministro della Giustizia Vincent Van Quickenborne ha puntato il dito contro il Maghreb: «I nostri servizi di sicurezza si scontrano con la riluttanza di alcuni paesi nordafricani a riprendersi i clandestini che dovrebbero lasciare il Belgio. Ci sono criminali, e il prezzo che dobbiamo pagare è troppo alto».

Dopo l'attacco di lunedì sera, il livello di minaccia generale è stato portato a 4, il massimo, in tutto il Paese. Gli edifici sensibili, le stazioni ferroviarie e della metro, e l'aeroporto Zaventem vengono comunque presidiati dalla polizia. Sulla E17 vicino ai valichi di Rekkem e Adinkerke, si sono verificati ingorghi a causa dell'inasprimento dei controlli alle frontiere con la Francia. Le scuole invece riapriranno oggi.

Intanto il ministero degli Esteri svedese, Tobias Billstrom, ha fatto

sapere che delle due vittime, una, di 60 anni, viveva all'estero, l'altra, 70enne, nella regione di Stoccolma. Un altro cittadino scandinavo di 70 anni è ricoverato in ospedale con gravi ferite, ma non è in pericolo di vita.

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