Ucraina, impegno di Meloni. "Costruire una pace giusta"

La premier al G7 dei Parlamenti: "Lavoriamo alla fine della guerra a Kiev e in Medioriente. Su Gaza serve un accordo". La spinta al piano Mattei

Ucraina, impegno di Meloni. "Costruire una pace giusta"
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«Con il G7 lavoriamo per la fine della guerra in Ucraina e la costruzione di una pace giusta e duratura anche in Medioriente. I Parlamenti sono il cuore delle nostre democrazie, rivendichino la loro centralità. Non possiamo farci governare dagli algoritmi». Un po' a sorpresa - complice il caso del ministro Gennaro Sangiuliano - il premier Giorgia Meloni non è a Verona davanti agli Speaker delle Camere basse dei Paesi più industrializzati del mondo, organizzato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Il G7 ricopre un ruolo insostituibile nella difesa della libertà e della democrazia», sottolinea la premier, che si scusa subito per l'assenza: «Avrei voluto raggiungervi fisicamente, ma in ogni caso non potevo».

A Verona l'Ucraina è il tema del giorno, è una «nazione aggredita» che «difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti». L'impegno suo e del G7 «proseguirà», ribadisce l'inquilina di Palazzo Chigi. Nel corso della mattinata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky da Ramstein in Germania chiede «più mezzi per fermare la Russia» e su X conferma la sua presenza Cernobbio per incontrare gli imprenditori italiani a latere del Forum Thea a Cernobbio assieme alla Meloni, attesa oggi in mattinata alla 50esima edizione del Forum Ambrosetti, in corso alla Villa d'Este sul lago di Como, nel panel moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Ecco perché il premier ammonisce sui rischi di una «instabilità crescente» dei conflitti «con ricadute a 360 gradi». «Mai dalla Guerra fredda il rischio di un'escalation nucleare è stato così alto», ricorda in serata il presidente della Camera Lorenzo Fontana, nell'intervento conclusivo del G7 dei Parlamenti a Verona cui ha partecipato una delegazione della Tanzania, nel quale si chiede «una soluzione negoziata e sostenibile» al conflitto, con il presidente della Camera ucraina Verkhovna Rada Ruslan Stefancuk, che annuisce a pochi passi da lui. Di Kiev parla anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: «Gli ucraini non combattono solo per la loro sicurezza ma per noi e per i valori che condividiamo, le minacce all'ordine mondiale trovano terreno fertile dove c'è più bisogno di democrazia».

Dalla Meloni anche un passaggio su Israele e Gaza («su cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi un accordo complessivo basato sulla mediazione non è più rimandabile») anche per evitare «un'escalation nella Regione, a partire dal Libano», come a rivendicare il primato della politica sul «governo delle macchine» che sembra essere il peggiore degli scenari possibili, vedi le parole di Papa Francesco al G7 di Borgo Ignazia. «Tocca alla sana politica dare risposte, se le delegasse agli algoritmi o alle macchine, avrebbe abdicato al suo ruolo con conseguenze inimmaginabili». Per vincere queste sfide serve costruire «un nuovo modello di approccio alle relazioni internazionali, dimostrare che l'Occidente non è una fortezza che vuole o deve difendersi da qualcosa o da qualcuno, ma è piuttosto un'offerta di valori aperta all'esterno». Insomma, parafrasando il there is no world without Verona walls (non c'è mondo senza le mura di Verona, ndr), tratto da Romeo e Giulietta di William Shakespeare, l'Occidente deve guardare fuori da quelle mura, con uno sguardo rivolto al Mediterraneo e all'Africa, grazie alle «sinergie strategiche che abbiamo instaurato con il piano Mattei» e alle partnership con Ue e G7, assieme agli sforzi per affrontare «il nesso clima-energia in un modo più pragmatico, meno ideologico e socialmente più giusto».

Non certo con la frettolosa rivoluzione green che sta distruggendo ogni giorno che passa l'intera filiera automotive italiana ed europea, ma la realizzazione di «percorsi energetici sicuri, affidabili e puliti», come sottolinea Fontana e come si ribadisce in uno dei passaggi conclusivi del G7 su sicurezza energetica, equilibri geopolitici e accesso alle risorse strategiche.

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