
Luterana osservante, composta anche nelle situazioni più drammatiche, Ursula von der Leyen quando studiava alla London School of Economics ha vissuto anche un periodo punk. «Passavo più tempo nei bar di Soho e nei negozi di dischi di Camden Town che nella biblioteca dell'università a leggere», ha confessato una volta. Chissà quale delle due anime prevarrà dopo l'annuncio di Donald Trump sui dazi. Di certo, la presidente della Commissione Ue non deciderà da sola la reazione. I contatti con i leader dei Ventisette sono andati avanti tutto ieri. Durante la quale per lei hanno parlato i portavoce. «È ovvio che la presidente è stata in contatto con i leader dell'Ue, ovviamente, su questo importante argomento» dei dazi, «in modo da avere davvero una risposta coordinata con il loro contributo», ha detto la portavoce della Commissione Ue Paula Pinho, interpellata nel briefing stampa. «Sulla nostra risposta» agli annunci Usa «tutto ciò che posso dire è che ce ne sarà una. Avverrà al momento opportuno, ovviamente faremo i calcoli sul potenziale impatto sull'economia europea di tali misure nei prossimi giorni e settimane", ha spiegato l'altro portavoce, Olof Gill, aggiungendo che «il momento opportuno sarà presto».
A rivelare le possibili mosse di Bruxelles, in giornata, è stata però Parigi. La Ue dettaglierà la sua risposta ai dazi statunitensi «prima della fine di aprile», ha detto il governo francese. «Ci saranno due risposte», ha spiegato la portavoce Sophie Primas. «La prima, a metà aprile, ai dazi doganali già decisi su acciaio e alluminio. Poi ci sarà uno studio preciso, settore per settore, e una decisione europea dovrebbe essere annunciata entro la fine di aprile, in modo concorde, unito e forte», ha detto al termine del Consiglio dei ministri. Il presidente Emmanuel Macron ne avrebbe discusso già ieri con Ursula von der Leyen. «Dobbiamo essere molto vigili sulla scelta di questi settori di attività, e allo stesso tempo molto uniti - perché ovviamente gli Stati Uniti cercheranno di dividerci - e trovare punti di divergenza tra i paesi europei», ha avvertito.
Anche ieri, nella giornata di attesa per l'annuncio di Trump, le reazioni però sono arrivate in ordine sparso. Oscillando tra la volontà di rispondere con una dura rappresaglia e il desiderio di negoziare con l'amministrazione Trump come chiesto a più riprese dall'Italia. Mentre la Francia spoilerava le contromosse di Bruxelles, in Germania il portavoce del governo tedesco Steffen Hebestreit ha detto che Berlino è «pronta e disponibile a negoziare a livello europeo con gli Stati Uniti» aggiungendo che «i costi di una guerra commerciale non ricadono su una sola parte, ma possono diventare costosi per entrambe» quindi una guerra commerciale non vedrebbe vincitori.
Intanto, c'è chi si prepara al peggio come il presidente del governo spagnolo, Pedro Sanchez, che oggi comunicherà il piano "di contingenza" ai rappresentanti del settore produttivo e industriale in una riunione convocata per mezzogiorno al palazzo della Moncloa, secondo quanto ha annunciato la segretaria di Stato per il Commercio, Amparo Lope. Già ieri pomeriggio Sanchez ha convocato alla Moncloa i leader dei principali sindacati assieme al presidente degli industriali spagnoli e del patronato delle piccole e medie imprese.
In caso di rappresaglia, Bruxelles potrebbe decidere di colpire anche il sistema bancario americano e le grandi aziende tecnologiche (che però vendono i servizi usati, pensiamo al cloud,
da tutti gli uffici comunitari). non solo con tariffe con percentuali a una o due cifre ma anche con altri strumenti regolamentari per limitarne alcune attività. Tutto dipende da cosa dirà Trump, e anche dal come lo dirà.
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