Ue, mezzo passo indietro sul diktat auto elettrica

Piano da 1,8 miliardi e flessibilità sulle sanzioni. Resta lo stop ai motori a benzina e diesel dal 2035

Ue, mezzo passo indietro sul diktat auto elettrica
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Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha ufficializzato il «Piano d'azione», frutto del «Dialogo strategico» avviato a fine gennaio, che «punta a rafforzare la competitività globale dell'industria automotive europea». Ci sono, comunque, più ombre che luci. Bruxelles, infatti, su uno dei punti chiave, come la considerazione della neutralità tecnologica, che significa via libera anche ai carburanti sintetici e soprattutto ai biocarburanti, prende ancora tempo. Se ne parlerà nella seconda parte del 2025. Intanto, per il 2035, è confermato lo stop ai motori a benzina e Diesel.

Al centro della strategia di decarbonizzazione, la stessa che deliberata dal precedente esecutivo Ue guidato sempre da von der Leyen ha messo in ginocchio il settore, la mobilità elettrica rimane sempre prioritaria: 1,8 miliardi saranno destinati per «creare una catena di approvvigionamento sicuro per le materie prime delle batterie». Inoltre, vengono sollecitati gli Stati membri ad adottare azioni a favore di flotte aziendali elettriche. Allo stesso tempo il «Piano Ursula» comprende misure «che forniranno incentivi per passare a veicoli a emissioni zero». Slittano al 2027 le sanzioni a carico dei costruttori inadempienti sul rispetto delle emissioni di CO2. E qui ci sono le rimostranze di chi opera nel trasporto pesante, visto che i veicoli industriali non sono stati contemplati. Circa 1 miliardo sarà investito, tra pubblico e privato, allo scopo di favorire un'alleanza europea nei veicoli connessi e autonomi per lo sviluppo dei relativi software e hardware digitali. Particolare attenzione - una chiara ammissione delle responsabilità di Bruxelles per i tanti problemi creati al sistema industriale - viene data «al sostegno per i lavoratori che desiderano riqualificarsi e cercare nuove opportunità». Da qui «la collaborazione della Commissione con le parti sociali e i Paesi per aumentare i finanziamenti del Fondo sociale europeo plus all'automotive». Sempre Bruxelles, per garantire condizioni di parità, «continuerà a utilizzare misure di difesa commerciale». Il tutto verrà dibattuto la prossima settimana in Europarlamento, dove sarà affrontata una risoluzione voluta dai gruppi di Centro-destra, Ppe incluso.

Le reazioni al «Piano Ursula» vedono prevalere soprattutto ombre e scetticismo. Il ministro Adolfo Urso: «Abbiamo costretto la Commissione a rimuovere la trappola delle multe e ad anticipare la revisione del regolamento CO2, condizioni necessarie ma non sufficienti per evitare il collasso dell'auto. Occorre da subito far fronte comune per superare la follia del Green Deal, imponendo la neutralità tecnologica». «Apprezziamo gli stimoli allo sviluppo dei veicoli connessi e a guida autonoma, ma con costernazione lamentiamo la mancanza di elementi fondamentali della transizione, tra i quali la neutralità tecnologica. Per sostenere la competitività e preservare l'occupazione, l'Ue deve abbracciare, al 2035 e oltre, un portafoglio diversificato di tecnologie sostenibili. Ci vuole un vero piano o il settore è destinato a scomparire», commenta Roberto Vavassori (Anfia).

«È un piano - precisa Ferdinando Uliano (Fim-Cisl) - del tutto insufficiente e inadeguato rispetto alle esigenze di questo comparto strategico». E Massimo Artusi (Federauto): «È sorprendente l'accanimento terapeutico nei confronti dei veicoli elettrici nonostante gli evidenti segnali di scarso appeal e i drammatici effetti su industria e lavoro».

Rincara la dose l'eurodeputato Paolo Borchia (Lega): «Resta il rischio di multe e sanzioni penalizzanti, senza alcuna soluzione o incentivo per il trasporto pesante. Ci si basa su sussidi e alleanze non proteggendo adeguatamente i produttori europei dalla concorrenza cinese e senza attenzione ai piccoli attori della filiera».

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