Fervono le trattative in vista del Consiglio europeo di giovedì e, lo schema di nomine previsto prima della cena informale dei leader europei della scorsa settimana, sembra in parte scricchiolare. Se Ursula von der Leyen rimane il principale candidato alla presidenza della Commissione europea e sembra reggere anche la candidatura della premier estone Kaja Kallas come Alto Rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri, sono in discesa le quotazioni dell'ex primo ministro portoghese Antonio Costa al ruolo di presidente del Consiglio europeo. Non convincono, oltre alle questioni giudiziarie aperte, alcune sue posizioni sulla guerra in Ucraina, tema considerato cruciale per il ruolo agli esteri (non a caso il presidente ucraino Zelensky è atteso alla prima giornata del Consiglio Ue), così nelle ultime crescono le possibilità di un altro candidato socialista: Enrico Letta.
Ormai tramontata l'ipotesi Mario Draghi (forse mai realmente sul tavolo al di là delle speculazioni giornalistiche), Enrico Letta ha buone carte da giocare per una serie di motivi. Anzitutto è un membro del Pd che è la principale delegazioni nel Partito Socialista Europeo, in secondo luogo è una figura conosciuta in Europa dove di recente, su input della presidenza spagnola, ha coordinato il rapporto sul mercato unico. Ciò lo ha fatto rientrare nelle grazie del premier spagnolo Pedro Sánchez e, vista la sua vicinanza alla Francia, sarebbe una nomina avallata anche dai francesi.
Inoltre difficilmente Giorgia Meloni potrebbe mettere il veto sulla nomina di un italiano - seppur appartenente a un'altra famiglia politica - con cui ha instaurato un cordiale rapporto personale. La Meloni è consapevole che la casella di presidente del Consiglio europeo dovrebbe andare a un socialista ma, è il ragionamento, meglio Letta che una figura come Costa che potrebbe essere più ostile. L'importante è che la nomina non sia considerata in quota Italia perché l'ambizione del governo è ottenere la vicepresidenza della Commissione e un commissario di peso.
Ieri, a margine del Consiglio Esteri in Lussemburgo, è tornato a parlare Antonio Tajani esprimendosi anche sulla nomina di Letta: «Tocca ai socialisti fare nomi ufficiali, poi si vedrà». Tajani ha poi spiegato che «la partita sulle nomine è aperta» sottolineando la «centralità del Ppe» confermando il no ai verdi. Il ministro degli Esteri ha poi chiarito che le elezioni francesi «certamente incidono» sulle nomine.
Nelle trattative si discute anche dei nomi dei commissari e per l'Italia prende corpo l'ipotesi di Raffaele Fitto come commissario alla Coesione e Pnrr con anche la vicepresidenza della commissione. Per Tajani «sarebbe un eccellente commissario». Proprio Fitto, rispondendo a una domanda sulla sua possibile nomina al termine del Cdm ha dichiarato: «Io Commissario? Non rispondo, parlo solo di Pnrr». In parallelo alle trattative in vista del Consiglio europeo si muove anche lo scacchiere dell'Europarlamento che dovrà votare (a scrutinio segreto) le nomine proposte dai leader.
Ieri il partito Volt (5 eurodeputati) ha annunciato di aver scelto i verdi e non i liberal di Renew che appaiono sempre più deboli. Proprio alla luce di questa debolezza di Renew il Ppe è consapevole che, se vorrà evitare franchi tiratori, dovrà aprire ai conservatori.
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