Ultimo delirio: difendere i confini umilia le donne

Nel variegato universo delle Ong ce n'è una diversa dalle altre, che solca il Mediterraneo alla ricerca di migranti con un motoscafo rosa, che a vederlo non ha proprio le sembianze di una nave da soccorso.

Ultimo delirio: difendere i confini umilia le donne

Nel variegato universo delle Ong ce n'è una diversa dalle altre, che solca il Mediterraneo alla ricerca di migranti con un motoscafo rosa, che a vederlo non ha proprio le sembianze di una nave da soccorso. Si chiama Louise Michel, come l'anarchica e rivoluzionaria francese dell'Ottocento, il che dovrebbe dare un primo orientamento su quelli che vorrebbero essere i loro ambiziosi ambiti di azione.

Un nome oltremodo pretenzioso, sotto il quale si muove un mondo fatto di attivisti più o meno convinti, che nelle ultime ore hanno definito come «fascista» il governo Meloni e come «razzista e antifemminista» la legittima politica di difesa dei confini italiani, che con il nuovo decreto ha istituito anche un codice di comportamento per le Ong.

L'ultimo comunicato della Louise Michel, affidato ai social, non è altro che mera propaganda alimentata dalla sinistra, impegnata a screditare il nostro Paese all'estero dando agio a chiunque di insultare e schiaffeggiare l'Italia.

Davanti all'ennesimo attacco ci si chiede per quale motivo le Ong abbiano tutto questo interesse a sbarcare in Italia, e solo in Italia, i migranti che recuperano nel Mediterraneo, visto che il nostro Paese, a loro dire, è «fascista», «razzista» e «antifemminista».

Ma tutto questo può forse essere spiegato dando qualche informazione in più sulla Ong, il cui motoscafo rosa dei migranti è finanziato dall'artista Banksy. È stato lui stesso a contattare Pia Klemp, capitano della Louise Michel, inviandole una lettera in cui le annunciava che avrebbe provveduto al finanziamento. Il motoscafo in uso alla Ong, così come la maggior parte delle navi che operano nel mar Mediterrano, in acque internazionali al largo delle coste libiche, batte bandiera tedesca ma precedentemente operava sotto le insegne francesi per le autorità doganali.

«Dobbiamo combattere la violenza patriarcale ovunque e ogni volta che appare. Solidarietà con tutti coloro che lottano per un mondo femminista, antirazzista e senza confini», dicono dalla Ong.

E ancora non si capisce in che modo la difesa dei confini italiani possa essere «antifemminista».

Un dubbio che rimarrà senza risposta, un'accusa figlia del solito minestrone di slogan propagandistici che la sinistra continua a ripetere nella convinzione di manipolare l'opinione pubblica. Speranza ormai vana, come dimostrato dalle elezioni di settembre e dai sondaggi politici più recenti.

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