Roma - Onorevole Polidori, l'Umbria torna al voto anticipato rispetto alla scadenza naturale del maggio 2020. Quanto inciderà lo scandalo della sanità sul voto?
«L'Umbria aveva già iniziato un percorso di cambiamento molto netto fin dal 2014 quando Forza Italia con Romizi vinse a Perugia. In seguito il centrodestra ha vinto tutti i collegi alle Politiche del 2018 e i Comuni: Terni, Spoleto, Foligno, Umbertide, Todi, Marsciano per citarne alcuni. La cartina, da rossa, si è tinta di azzurro. Lo scandalo della sanità è quindi un effetto più che una causa. L'effetto di un potere che si sgretola. Dopodiché non è stato un bello spettacolo vedere le prime linee del Pd decapitate dallo scandalo. Ci ha fatto indignare».
Il voto in Umbria rappresenta il primo tentativo di creare un'alleanza organica tra Pd e M5s. Come vivono i Cinquestelle questa svolta?
«Come chi è costretto a ingoiare un boccone amaro e che per giunta potrebbe andargli di traverso. Ho percepito il disagio nei confronti dell'inciucio giallorosso in salsa umbra; una decisione per niente condivisa dalla base e calata dall'alto di un Movimento, ormai a tutti gli effetti un partito della prima Repubblica, che però ancora si ostina a definirsi del cambiamento e democratico. Una decisione che ha fatto guadagnare ai Cinquestelle l'appellativo di voltagabbana e che politicamente vanifica la spallata data al sistema clientelare di potere sul quale si reggeva la sinistra da settanta anni. Ora quella stessa sinistra e il Pd sono divenuti il loro migliore alleato in Umbria e al governo del Paese».
Giuseppe Conte ha derubricato le Regionali in Umbria a test locale sottolineando che la popolazione dell'Umbria è pari a quella della provincia di Lecce. Poi però si è fatto fotografare con il candidato Pd-M5S Bianconi. Un segnale di nervosismo?
«Il segnale di nervosismo è proprio rappresentato dall'ansia di derubricare il risultato da nazionale a locale. Invece paragonare l'Umbria alla provincia di Lecce è una caduta di stile, per Lecce e per l'Umbria. Le comunità non si misurano a mq per abitante».
Cosa serve oggi all'Umbria per ripartire?
«Anzitutto un nuovo assetto politico e un'amministrazione della cosa pubblica in grado di fare bene per l'Umbria e per gli umbri, fondata sul merito e sulle competenze anziché sulla clientela, capace di rispondere alle necessità di famiglie ed imprese, senza dimenticare i terremotati, che da tre anni aspettano una casa, un lavoro e che le promesse diventino realtà. Urgono una moderna rete di infrastrutture in grado di far uscire la Regione dall'isolamento che ne mortifica le alte potenzialità e penalizza duramente le nostre imprese. E ancora, servono: una sanità eccellente; sostegno alla popolazione anziana ed un piano del turismo inserito nel più ampio circuito nazionale ed all'altezza di una Regione che ha 53 beni artistici per chilometro quadrato. Sa qual è il paradosso? Le immagini dell'Umbria campeggiano nelle grandi stazioni italiane, peccato che per raggiungerci non ci siano aerei, né l'alta velocità e che nemmeno l'asse viario goda di ottima salute».
È ancora corretto definire la Regione di cui lei è coordinatrice una regione rossa?
«Per scaramanzia le rispondo il 28 ottobre».
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