Tanto rumore per nulla. Dalla prima proposte presentata in commissione all’approvazione definitiva della legge sulle unioni civili sono passati due anni.
Il dibattito sulle unioni civili
Dal marzo 2015 al 6 giugno 2016 il dibattito sulle unioni civili ha tenuto banco in Parlamento e nel Paese. Se da una parte la senatrice Monica Cirinnà si era spesa affinché venisse approvata anche la cosiddetta ‘stepchild adoption’, l’adozione del figliastro da parte del partner del proprio genitore, dall’altra parte Angelino Alfano si era messo di traverso per salvaguardare i buoni rapporti con i cattolici. “Il Pd ci rifletta bene perché è un’ottima occasione anche per questo partito, nel senso che si può approvare una legge importante senza dividere il Paese. Togliamo di mezzo queste adozioni. L’80% del popolo è contrario. La gente non le accetta, quando c’è invece un certo `si´ a maggiori diritti per i soggetti che compongono una coppia anche omosessuale”, disse Alfano all’epoca. Nel mezzo l’allora premier Matteo Renzi che, alla fine, aveva dovuto cedere alla Realpolitik per salvaguardare il suo governo e, alla fine, rinunciò alla stepchild per la quale ci aveva messo la faccia. Dopo aver votato il ddl Cirinnà in Consiglio dei ministri, Renzi arrivò a dichiarare: “Io sono cattolico ma ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo". Ed è così che tra canguri e accuse di tradimento ai Cinquestelle che sembravano propensi a votare la legge, alla fine, la legge sulle unioni civili passa. Ma a caro prezzo per Renzi che prima vedrà i cattolici del Family Day andare a votare No al referendum e, poi, perderà anche il sostegno della Cirinnà alle primarie per il segretario.
I numeri delle unioni civili
Insomma, tanto, tantissimo rumore per nulla dato che le unioni civili in Italia sono state a mala pena 2.802. Un dato riportato da Repubblica e che si riferisce ai primi 8 mesi dall’entrata in vigore della legge. Di queste 2802 unioni civili ben 1.417 sono state contratte in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli, Veneto e Liguria. Nel Centro Italia le unioni celebrate sono state soltanto 1.093 tra Emilia- Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio. Il crollo più significativo si è registrato al Sud dove sono state celebrate soltanto 292 unioni tra Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Milano è la città record per le unioni civili: ben 354 contro le 331 di Roma. Seguono: Torino con 174, Firenze con 123, Bologna con 98, Genova con 85, Napoli con 69, fino ad arrivare a Palermo con 36 e a Bari con 25. La Lombardia è, per ora, la regione con il maggior numero di unioni (669), seguita dal Lazio (376) e dalla Toscana (293), mentre il Molise ha il record negativo con una sola unione civile celebrata. In Basilicata si sale a due e, in Calabria, a otto.
Alzano la media la Campania (105) e la Sicilia (75), ma il Sud resta nel complesso alquanto restìo alle unioni civili. Unioni che si confermano essere l’ennesimo flop del governo Renzi, dopo jobs act, Italicum, riforma costituzionale e chissà che altro ancora…- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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