Roma Teniamo famiglia, pure allargata. Ecco Ginevra, caschetto biondo, la figlia della Meloni, che gironzola per il Salone delle Feste sorvegliata a stento dal padre Andrea Giambruno: si placa solo quando un funzionario del Quirinale la disseta con un bicchiere d'acqua. Lì accanto i Salvini's: Matteo che mostra il panorama al giovane Federico, mentre la piccola Mirta con suo vestito a fiori siede sulla ginocchia di Francesca Verdini, la compagna di papà.
Teniamo anche una certa età. E sì, è governo esperto, con dentro molti politici di lungo corso, e leggere la formula di rito, si sa, diventa un problema. Antonio Tajani, forte dei suoi lunghi trascorsi a Bruxelles, è l'unico che si presenta a occhi nudi, peccato che salti una riga. Gli altri non rischiano e inforcano gli occhiali. Andrea Abodi, ministro per lo sport, ha fatto i compiti a casa e adesso recita a memoria. Voci emozionate, talvolta sussurri tremanti, tranne Salvini che giura da baritono.
Sobrietà e compostezza, questo l'ordine di scuderia. Per volontà di Giorgia il nuovo esecutivo cercherà di muoversi senza clamore. «Serviremo l'Italia con responsabilità e orgoglio», spiega la prima donna premier della storia italiana, e fin dall'inizio la principale preoccupazione sembra quella di rassicurare. Lavoro e basso profilo. Il linguaggio del corpo ha il suo peso. Lei che venerdì aveva scelto una modesta 500 bianca per salire sul Colle per ottenere l'incarico, ora segue la cerimonia accanto a Mattarella, fasciata in un tailleur pantaloni total black istituzionale e tacco 12. Colori discreti pure per la truppa dei ministri. Dominano tra gli uomini il blu e l'antracite, con l'eccezione dell'abito quasi ghiaccio di Abodi. Tra i leghisti, il solo Giancarlo Giorgetti indossa una tradizionale cravatta verde. Le mosche bianche sono Elisabetta Casellati e Alessandra Locatelli, mentre Daniela Santanchè sfoggia un lungo nastro sul petto. Annamaria Bernini, camicia candida con colletto maschile che spunta dalla giacca scura, ha l'aria compresa e un po' imbarazzata, salvo poi sfogarsi a cerimonia conclusa postando su Instagram «T'appartengo» di Ambra. Il refrain della canzone? «Adesso giura». Post poi cancellato.
Insomma, una cerimonia ovattata in un Quirinale blindato da misure di sicurezza mai viste. In effetti c'è poco da festeggiare, vista la mole di impegni e di emergenze che aspetta Giorgia Meloni, considerando pure la difficoltà di prendere il posto di Mario Draghi, con il quale comunque i rapporti sono definiti «eccellenti» e di «reciproca stima». Toni pacati e aplomb istituzionale. Astinenza verbale. Poche infatti le dichiarazioni a caldo. Antonio Tajani che vuole chiudere le polemiche sulla linea di politica estera e annuncia che il suo primo atto da ministro degli Esteri sarà contattare Kiev «per esprime vicinanza e solidarietà a un Paese invaso dalla Russia e che si difende con il sostegno di Nato e Ue». Carlo Nordio che ha già le idee chiare sulla giustiziai: «Tra i provvedimenti che adotterò la piena attuazione del codice Vassalli. Ma bisogna intervenire pure per velocizzare i tempi dei processi». Gilberto Pichetto Fratin che spiega come «sull'energia ci muoveremo nel solco di Draghi e Cingolani».
Poi giusto il tempo di scattare le foto di rito e di trasferirsi nel Salone
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