Roma - La parabola politica di Matteo Salvini si può riassumere con la canzone Pietre di Antoine, che nel lontano 1967 cantava: «Qualunque cosa fai/ dovunque te ne vai/ tu sempre pietre in faccia/ prenderai». Il segretario della Lega, l'unico politico perennemente in campagna elettorale, continua a essere il bersaglio preferito da chi non concepisce la libera espressione come un valore democratico. Ieri l'ennesimo episodio di violenta intolleranza si è registrato a Foggia, dove la polizia è stata costretta a caricare i manifestanti che, con lancio di uova, fumogeni e pomodori, cercavano di impedirne il comizio.
Foggia era l'ultima tappa del suo breve viaggio in Puglia dove il suo partito affianca Forza Italia alle Regionali. Ieri poi l'arrivo a Roma dove ha tenuto un comizio al chiuso (nel blindatissimo teatro Brancaccio). Salvini, però, non demorme e non arretra. Al contrario, trasforma ogni provocazione in uno slogan politico. «In queste 24 ore ho incontrato alcune persone perbene e poi c'erano teppisti che urlavano, minacciavano e cercavano di aggredire - ha commentato con TgCom24 - Mi viene il dubbio che a Renzi e Alfano stia bene così e che al governo facciano comodo questi teppisti. Dove erano i centri sociali quando è stata approvata la legge Fornero?».
L'episodio di Foggia segue di poche ore un'accoglienza simile ricevuta a Lecce. Visto il susseguirsi di simili episodi, Salvini è stato costretto ad annullare alcuni appuntamenti (come quelli di ieri alla Garbatella e a Prati, due quartieri romani) in vista della più impegnativa trasferta siciliana, saltata a causa del volo cancellato da Alitalia. Il segretario della Lega dilaga. E diventa presenzialista in luoghi caldi, poco consoni a sentirlo parlare. Anche perché i dati delle amministrative testimoniano di un boom: triplicati i consensi nei Comuni al voto, intorno al 12% a Trento e Bolzano. E così può capitare che iniziative come quella prevista ieri alla Garbatella (si trattava di una «passeggiata» e di un volantinaggio pacifico) debbano essere annullati per motivi di ordine pubblico. È del tutto evidente che a farne le spese non è la sua immagine, bensì la democrazia in sé.
E Salvini non smette di sottolineare quelle che secondo lui sono le macroscopiche inadempienze del responsabile del Viminale (con il quale proprio non c'è verso di farlo andare d'accordo anche se in alcune Regioni sono alleati). Quindi meglio scendere nell'agorà televisiva. Da dove attacca il Cavaliere: «Fossi Berlusconi, a 79 anni - dice a Piazzapulita -, mi godrei i frutti del mio immenso lavoro e mi occuperei del Milan».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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