Il primo giorno di scuola, in verità, è atteso per dicembre e dopo le forche caudine delle audizioni del Parlamento europeo. Ma già ieri pomeriggio la Commissione Ue classe 2024-2029 si è riunita a Bruxelles a Palazzo Berlaymont per un primo incontro con la presidente Ursula von der Leyen, ovviamente a fare gli onori di casa e pronta al bis. I nuovi commissari c'erano quasi tutti. Tranne la slovena Marta Kos, la cui nomina non è stata ancora ratificata da Lubiana, e l'austriaco Magnus Brunner, impegnato in Parlamento a Vienna. E c'era anche Raffaele Fitto, che - pur venendo da Ecr che non fa parte della «maggioranza Ursula» - alla fine ha portato a casa una delle sei vice-presidenze esecutive. Questione su cui ieri è tornata Giorgia Meloni, ribadendo la sua soddisfazione per un portafoglio che «tra Coesione e Pnrr cuba oltre mille miliardi di euro». Senza contare le deleghe dei commissari che Fitto coordinerà: Allargamento (in condivisione con l'estone Marta Kallas), Pesca, Oceani, Trasporti, Turismo, Agricoltura e Cibo.
Ma la soddisfazione è anche per aver portato i Conservatori di Ecr nella stanza dei bottoni della nuova Commissione. Non un dettaglio dopo il «no» di Fdi al bis di von der Leyen. Che però ha fortemente voluto spostare l'asse verso destra, tanto che nel voto di ratifica di novembre c'è chi non esclude che i Greens (che si erano espressi a favore il 18 luglio) possano sfilarsi ed essere compensati da un cospicuo pezzo di Ecr (sicuramente la delegazione di Fdi, che sta però facendo pressing anche sui polacchi del Pis, scettici su Ursula ma in attesa che Meloni gli lasci di qui a pochi mesi la presidenza di Ecr party).
D'altra parte, il voto delle Europee ha registrato un deciso avanzamento delle destre. Senza considerare l'indebolimento dello storico asse franco-tedesco e un'agenda che a novembre vede le presidenziali americane (con un possibile successo di Donald Trump) e a fine 2025 le legislative tedesche (con Afd ormai costantemente dietro alla Cdu-Csu). Insomma, von der Leyen guarda a destra. Come per altro fanno da tempo i popolari tedeschi, azionisti di maggioranza del Ppe (con von der Leyen e Manfred Weber). Dopo la vittoria di Olaf Scholz del 2021, infatti, si sono lentamente allontanati da quel centro dove li aveva collocati Angela Merkel in sedici anni di potere. A partire da Green deal e immigrazione. Due dei principali dossier su cui la nuova Commissione potrebbe registrare una comunanza di vedute tra Ppe e Ecr. Senza contare i temi industriali, primo tra tutti l'automotive (che rientra nelle deleghe del greco Apostolos Tzitzikostas, che fa appunto capo a Fitto).
Popolari e Conservatori, insomma, si studiano. Come ha dimostrato ieri il posizionamento sull'assegnazione del Premio Sakharov per la libertà di pensiero, una delle più alte onorificenze del Parlamento Ue. Con il Ppe che ha proposto il leader dell'opposizione venezuelana in esilio, Edmundo González Urrutia, insieme a María Corina Machado. Ed Ecr che pure ha indicato González. Solo una decina di giorni fa, d'altra parte, Carlo Fidanza - capo-delegazione Fdi in Ecr - è stato l'unico italiano presente al forum di Buenos Aires che ha puntato il dito contro la «tirannia» di Nicolás Maduro, il presidente del Venezuela che non si arrende all'esito elettorale. I Liberali di Renew hanno invece indicato due donne simbolo del pacifismo israeliano e palestinese, Yael Admi e Reem Hajajreh. Mentre i sovranisti dei Patriots si sono tolti lo sfizio di candidare Elon Musk.
Tra Ppe ed Ecr, insomma, è in corso un dialogo.
E, magari sarà un caso, ma al prossimo evento Ecr party - organizzato tra il 18 e 20 ottobre a Dubrovnik dal segretario generale dei Conservatori Antonio Giordano (deputato di Fdi) - ci sarà anche Dubravka uica. Commissaria uscente e riconfermata. Croata, certo. Magari presente per ragioni geografiche. Ma pure esponente di punta del Ppe.
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