New York. Nuovi armamenti in arrivo per l'Ucraina dagli Stati Uniti, con Washington pronta a staccare un altro assegno da 2,5 miliardi di dollari. Secondo quanto rivelato da fonti informate alla Cnn il maxi-pacchetto, uno dei più consistenti dall'inizio della guerra, potrebbe arrivare prima della fine della settimana. Per la prima volta includerà i veicoli da combattimento Stryker, e secondo una delle fonti dovrebbe comprendere anche i più corazzati Bradley. In lista ci sarebbero pure i veicoli resistenti alle mine e a prova d'imboscata, noti come Mrap. Il sottosegretario alla Difesa Usa Colin Kahl invece ha fatto sapere che gli Stati Uniti hanno deciso di non fornire a Kiev, per il momento, né i sistemi missilistici a lungo raggio Atacm, né i carri armati Abrams. «Pensiamo che gli ucraini possano cambiare la dinamica sul campo di battaglia e ottenere il tipo di effetti che desiderano per respingere i russi senza gli Atacm», ha spiegato a Nbc News di ritorno da un viaggio a sorpresa in Ucraina. Inoltre, ha aggiunto che Washington non è ancora pronta a fornire i carri armati Abrams, spiegando che alcuni sistemi non sono utili se sono difficili da mantenere o se è difficile addestrare le truppe a usarli. Nel frattempo però, secondo il New York Times, l'amministrazione di Joe Biden sta considerando la tesi sostenuta da Kiev sulla necessità di acquisire potenza bellica per colpire la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014. La Casa Bianca dall'invasione del 24 febbraio scorso ha mantenuto una linea ferma, rifiutandosi di fornire le armi necessarie per prendere di mira la penisola, che Mosca ha utilizzato come base per lanciare attacchi devastanti. Dopo mesi di discussioni con i funzionari ucraini, tuttavia, l'amministrazione Biden sta iniziando ad ammettere che Kiev potrebbe aver bisogno della potenza di fuoco per colpire il santuario russo, anche se una tale mossa aumenta il rischio di escalation. Intanto, alla vigilia del vertice del gruppo di contatto convocato oggi dagli americani presso la base di Ramstein, il capo del Pentagono Lloyd Austin ha visto il nuovo collega tedesco Boris Pistorius. Parlando brevemente con la stampa, i due non hanno accennato alla questione dei panzer Leopard, che attualmente vede la Germania di Olaf Scholz sotto pressione. Quanto all'Europa nove Paesi hanno emesso un comunicato congiunto - il patto di Tallinn - in cui si impegnano «a perseguire collettivamente la consegna di una serie di donazioni senza precedenti, tra cui carri armati, artiglieria pesante, difesa aerea, munizioni e veicoli da combattimento di fanteria» a favore dell'Ucraina. Tra i firmatari ci sono Estonia, Regno Unito, Polonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Slovacchia. «Domani ci recheremo a Ramstein e solleciteremo gli altri alleati e partner a seguire l'esempio e a contribuire», si legge in una nota del ministero della Difesa britannico. Il Regno Unito invierà 600 missili Brimstone, «che saranno incredibilmente importanti per aiutare l'Ucraina a dominare il campo di battaglia». E la Svezia, come reso noto dal premier Ulf Kristersson, fornirà sistemi di artiglieria a lungo raggio Archer. Le forniture di nuovi armamenti all'Ucraina da parte dell'Occidente hanno fatto infuriare Mosca: per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si tratta di una mossa «potenzialmente estremamente pericolosa» dato che «significherebbe portare il conflitto a un livello completamente nuovo».
Ma il consigliere della presidenza ucraino, Mykhailo Podolyak, rilancia, e tuona: «È ora di smettere di tremare davanti a Putin e compiere il passo finale». «Carri armati, la chiave per porre fine alla guerra in modo appropriato», ha aggiunto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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