New York Il ragazzo che ha ucciso tre persone sabato a Jacksonville, in Florida, è un suprematista bianco che ha agito spinto dall'odio razziale. L'ultima sparatoria di massa negli Usa è avvenuta intorno alle 13 di sabato in un discount della catena Dollar General: il killer - Ryan Christopher Palmeter, 21 anni -, vestito in assetto da guerra e armato con un fucile d'assalto e una pistola su cui era disegnata una svastica bianca, è entrato in azione nel giorno del quinto anniversario di un'altra strage nella città, e nel giorno in cui migliaia di persone sono scese per le strade di Washington per celebrare i 60 anni del celebre discorso «I have a dream», pronunciato da Martin Luther King per perorare l'uguaglianza razziale e i diritti.
«Questa sparatoria è di matrice razziale, e lui odiava i neri», ha spiegato lo sceriffo di Jacksonville T.K. Waters, confermando che l'assassino, un uomo bianco sui vent'anni, ha ucciso tre afroamericani (due uomini e una donna) e poi si è tolto la vita. La polizia non ha ancora diffuso il nome del giovane, ma si sa che era stato segnalato per violenza domestica nel 2016 e l'anno dopo era stato ricoverato in una struttura psichiatrica. Il negozio in cui è stata compiuta la strage è vicino al campus della Edward Waters University, una piccola università afroamericana, ed era proprio lì che il killer voleva mettere in atto il suo piano omicida. L'istituto ha spiegato che il giovane si è presentato nel campus, ma è stato mandato via dopo che ha rifiutato di presentare un documento d'identità a un agente della sicurezza. Quindi è risalito sulla sua auto, si è diretto verso il Dollar General, e poi si è barricato all'interno del grande magazzino.
Secondo quanto rivelato dallo sceriffo, l'assassino viveva nella Clay County, a sud di Jacksonville, con i suoi genitori, ed è stato proprio il padre ad allertare le autorità. Prima di entrare in azione, infatti, il ventenne gli ha inviato un messaggino chiedendo di «controllare il suo computer», e così il padre ha scoperto i manifesti razzisti dove dichiarava di «odiare i neri e di volerli uccidere». Manifesti che, ha precisato lo sceriffo, «descrivevano nel dettaglio la sua disgustosa ideologia di odio».
La strage è stata probabilmente preparata da mesi nei minimi dettagli, che ora spetterà all'Fbi analizzare per capire come e quando il killer si sia radicalizzato. Dai suoi scritti, peraltro, è emerso che era a conoscenza della sparatoria di massa avvenuta a Jacksonville esattamente cinque anni prima, e questo rafforza l'ipotesi che possa aver scelto la data del suo attacco in coincidenza con quell'anniversario. «Ha preso di mira le persone in base alla loro razza e questo è totalmente inaccettabile», ha commentato il governatore repubblicano della Florida Ron De Santis, sottolineando che «questo ragazzo si è ucciso piuttosto che affrontare la situazione e accettare la responsabilità delle sue azioni, e così ha scelto la via del codardo». «Condanniamo ciò che è accaduto nei termini più forti possibili», ha aggiunto.
Soltanto a maggio dell'anno scorso si è verificata un'altra strage motivata dall'odio razziale a Buffalo, nello stato di New York, dove il 19enne suprematista Payton Gendron ha ucciso 10 afroamericani in un supermercato.
Ma dall'inizio dell'anno a oggi sono state centinaia le sparatorie in tutti gli Usa (almeno 470 quelle di massa, secondo il Gun Violence Archive) e invano sono caduti gli appelli di Joe Biden al Congresso per varare leggi più restrittive sul possesso di armi, soprattutto quelle «da guerra», ossia i fucili d'assalto.
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