Come uscirne? Costruire più case

Molti studenti dell'Università di Santa Cruz, prestigioso ateneo californiano, statale e non privato, pagano 900 dollari per stanza, in edifici nella campagna, senza riscaldamento e spesso visitati dai ratti

Come uscirne? Costruire più case
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Molti studenti dell'Università di Santa Cruz, prestigioso ateneo californiano, statale e non privato, pagano 900 dollari per stanza, in edifici nella campagna, senza riscaldamento e spesso visitati dai ratti. Più fortunati, quelli che vivono in roulotte e in tende (sì, tende) nel parco dell'Università, per 800 dollari al mese: o almeno, loro si ritengono avvantaggiati. I dieci campus dell'ateneo (che non sono certo gratuiti) hanno superato da tempo le 300 mila unità e non v'è più spazio. Il reportage di qualche giorno fa del «Wall Street Journal» è solo uno dei tanti dedicati dai giornali Usa alla crisi delle abitazioni, per studenti e non solo. Diverse le soluzioni proposte da repubblicani e da democratici: tutte incentrate sulla richiesta di costruire più case. Più il mercato è ricco, più i prezzi si abbassano: persino Ocasio Cortez, la sinistrissima della sinistra dem, non la pensa molto diversamente. Nessuno è invece così folle da proporre la requisizione delle case non affittate o il controllo politico dei prezzi delle abitazioni private. Per quello c'è il Venezuela, da dove però tutti scappano, per entrare anzi in Usa delle frontiere, ormai colabrodo, del Messico. Gli studenti americani, quanto a loro, si dolgono di dover pagare, ma non inscenano proteste: studiano. E quelli che stanno nelle tende, ci stanno per davvero. Anche perché vengono spesso da migliaia di miglia di distanza, e non dai 50 chilometri scarsi tra Bergamo e Milano. Nell'Europa continentale dell'assistenzialismo e del socialismo di svariati colori politici, invece, la mentalità è opposta: gli affitti costano troppo per i poveri nostri giovani che non possono sobbarcarsi tre quarti d'ora di treno andata e ritorno al giorno?

Requisiamo le case sfitte, come propone la sinistra Pd e i vari partiti neocomunisti, cioè sostanzialmente un esproprio proletario. Proletario poi, mica tanto, perché la gestione finirebbe nelle mani della burocrazia comunale o peggio statale, e non è detto che le case andrebbero ai più bisognosi. E, in ogni caso, sarebbe una violazione della proprietà privata: sbagliata di principio. Che lo proponga anche la sindaca di Barcellona è segno che è proprio una misura di carattere venezuelano. Ancora più ridicola, l'idea di un calmiere sugli affitti: come tutti sanno, questo disincentiverebbe i privati ad affittare, provocando l'ulteriore aumento dei canoni per maggiore scarsità di immobili.

Quindi: costruire più case e più alloggi universitari, utilizzare eventualmente le caserme in disuso. E poi lasciar fare al mercato, e abbassare le tasse sulla casa. E, infine, non rincorrere eccessivamente giovani che, come disse a suo tempo la ministra Fornero, ci sembrano un po' troppo choosy.

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