Il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago (foto), di Fi, a tutto campo sugli scenari legati al conflitto tra Hamas ed Israele.
Qual è il ruolo dell'Italia nello scenario di crisi mediorientale?
«L'Italia sta facendo di tutto perché non ci sia un'escalation e un apertura del fronte nord con il Libano, soprattutto attraverso sforzi diplomatici come testimonia la recente missione del ministro Tajani in Israele ed Egitto. Sosteniamo il diritto di Israele alla difesa. Consapevoli che estirpare Hamas deve essere un obiettivo comune. Il fatto che l'organizzazione sia capillare in Gaza, nasconda munizioni e centrali di comando e controllo in case, ospedali e moschee rende le operazioni in corso molto complesse».
Il nostro esercito è da tempo in quelle zone calde. Quali sono i rischi?.
«La missione Unifil è tra le più importanti e ora con più di mille militari italiani che continuano a lavorare in Libano molto vicini a un conflitto acceso con le precauzioni previste. Il ministro Crosetto ha fatto rientrare la Missione Miadit in Palestina a Gerico dei nostri Carabinieri per motivi di sicurezza, con dispiacere ma con scrupolo vista il deterioramento della situazione sul terreno».
C'è preoccupazione per quel che può accadere nelle piazze?
«Purtroppo il rischio non si può escludere, vediamo quanto è già accaduto in Francia, ci si possono aspettare episodi di violenza che possono essere anche parte di una strategia di destabilizzazione, basti pensare a quanto fanatismo la propaganda di Hamas ha generato negli anni a Gaza, circolano in rete foto di bambini soldato, immagini che danno il senso del fenomeno con cui ci stiamo misurando ed del conseguente rischio emulativo».
Potrebbe essere cancellata la festa delle forze armate del 4 novembre come evocato dal ministro Crosetto?
«La forza del terrorismo è proprio quella di stravolgere la vita delle persone e sicuramente andiamo incontro a mesi difficili, non ci sono allarmi concreti e immediati, ma la situazione richiede di mantenere altissimo il livello di attenzione. E parliamo di quasi 30000 siti sensibili nazionali da monitorare di cui 205 legati al mondo ebraico e allo Stato di Israele. La valutazione sulla festa del 4 novembre è logica perché le nostre forze armate devono essere pronte sempre ad aiutare la parte più debole del nostro Paese e la festa è giusto farla ma qualora le condizioni lo permettano e questa sarà decisione dei dicasteri Difesa e Interno che sono in totale sinergia per quanto riguarda la sicurezza del Paese».
Si sta spingendo molto per aprire il valico di Rafah.
«Ci sono state già aperture per molti cittadini esteri (come gli Usa) grazie alla diplomazia che ha sempre un ruolo determinante in questi momenti, lo hanno ribadito anche i Ministri Crosetto e Tajani quando in Egitto ha sottolineato l'importanza del ruolo del paese proprio nella gestione dei
flussi attraverso il valico di Rafah. Bisogna evitare che il conflitto si allarghi al Nord, non solo perché ci sarebbe l'intervento di Hezbollah ma anche per la situazione in Siria dove è forte la presenza raniana e russa».
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