Anche il Vaticano «difende» i suoi confini. E lo fa con un decreto del 19 dicembre stabilendo la pena da 1 a 4 anni e la multa da 10mila a 25mila euro per «chiunque fa ingresso nel territorio dello Stato della Città del Vaticano con violenza, minaccia o inganno». Il comma 2 dell'articolo 1 del decreto, entra nei dettagli specificando che «si considera verificatosi con inganno l'ingresso avvenuto con elusione fraudolenta dei sistemi di sicurezza e di protezione dello Stato ovvero sottraendosi ai controlli di frontiera». Soprattutto per l'ultima parte sui controlli di frontiera è esattamente quello che fanno i migranti illegali quando arrivano a piedi dalla rotta balcanica. E pure quelli che si imbarcano dalla Tunisia e dalla Libia sbarcando senza permesso e spesso senza alcun documento sulle coste italiane, per di più dopo aver pagato i trafficanti. Papa Francesco, però, li difende tutti predicando la politica della porte aperte e dell'accoglienza ad oltranza ma, nuovo decreto alla mano, se un migrante cercasse di entrate nello Stato del Vaticano dovrebbe venire arrestato o comunque pesantemente perseguito con procedimento giudiziario e multa. L'articolo 6 prevede per l'ingresso con violenza, minaccia, o inganno «l'arresto di chiunque è colto in flagranza di reato».
La critica era già stata sollevata in passato da vari esponenti leghisti a cominciare da Umberto Bossi e la risposta del mondo cattolico, filo migranti, è sempre stata che si tratta di «polemiche pretestuose». Il decreto non cita mai l'immigrazione clandestina, ma neppure la esclude parlando di chi si sottrae ai controlli di frontiera. Gli ingressi nel minuscolo Stato del Vaticano sono regolati da permessi, anche per andare alla rinomata farmacia della Santa Sede. Chi non ha il permesso non entra e lo stesso dovrebbe valere per i migranti illegali, che si introducono in Europa alla ricerca di un illusorio Eldorado occidentale. Il decreto è stato firmato dal presidente sella Pontificia commissione per lo stato della Città del Vaticano, organismo con funzioni legislative, il cardinale spagnolo Fernando Vergez Alzaga. Probabilmente è stato necessario in vista del Giubileo e della possibilità di infiltrazioni terroristiche o di invasati.
Le aggravanti indicano «l'uso di armi da sparo e strumenti atti ad offendere» per introdursi in Vaticano. Oppure se l'accesso al «territorio dello Stato» avviene «alla guida di un veicolo, eludendo o forzando il controllo alla frontiera o non ottemperando all'invito a fermarsi impartito dalla forza pubblica». Si può pensare ad un'auto ariete o minata di un terrorista, ma un'altra similitudine è con i mezzi dei passeur sulla frontiera del Nord Est, che trasportano i clandestini eludendo i controlli. E talvolta, se vengono intercettati, ingaggiano gincane con le forze dell'ordine.
Il decreto non sarà stato voluto per l'immigrazione illegale, ma di fatto ribadisce un semplice principio comune a tutte le nazioni: la difesa dei confini, che non viene riconosciuta dal Vaticano se chi vuole entrare illegalmente negli Stati degli altri è un migrante senza documenti e permessi, come previsto per la Santa sede.
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