Il Vaticano ha restituito alla Grecia tre frammenti del Partenone di Atene che da circa due secoli erano conservati ai Musei Vaticani. I tre frammenti erano stati trasferiti in Grecia lo scorso 8 marzo e venerdì sono stati presentati durante una cerimonia al Museo dell'Acropoli a cui era presente anche Ieronymos II, l'arcivescovo della chiesa ortodossa di Atene: provengono ciascuno da una parte diversa del principale tempio dell'Acropoli ateniese, che fu costruito per volere di Pericle fra il 447 e il 432 avanti Cristo sotto la direzione del celebre scultore Fidia, che ne ideò anche le decorazioni artistiche.
Papa Francesco aveva deciso di rendere i tre frammenti alla Grecia durante la sua visita nel paese nel dicembre del 2021 e aveva annunciato la loro donazione alcuni mesi fa, come segno del rafforzamento del rapporto tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa.
Il primo frammento restituito dai Musei Vaticani è una testa di cavallo che compariva sul frontone del Partenone, in una scena che raffigura la disputa tra Atena e Poseidone per il dominio dell'Attica. Il secondo è la testa di un fanciullo, un portatore di focacce, parte di un fregio che si trovava all'interno del tempio. Il terzo invece è la testa di un uomo barbuto e si pensa che facesse parte di una decorazione nel frontone rivolto verso sud. Secondo Ieronymos, adesso questi frammenti hanno ritrovato «il loro spazio naturale» nella sala del museo di Atene dedicata al Partenone.
Da qualche tempo anche nel Regno Unito sono in corso discussioni e trattative rispetto alla possibilità di restituire alla Grecia i marmi del Partenone, che ancora oggi sono considerati tra i maggiori capolavori artistici prodotti dall'umanità. Al British Museum di Londra sono infatti conservati alcuni gruppi scultorei e vari fregi che un tempo si trovavano nel principale tempio dell'Acropoli, e che sono forse l'argomento più controverso e delicato delle relazioni diplomatiche tra Regno Unito e Grecia.
Il Regno Unito sostiene che i marmi siano stati regolarmente acquistati a inizio Ottocento dal conte Elgin, ambasciatore britannico nell'Impero Ottomano, che poi li riportò a Londra: i greci invece ritengono da tempo che si tratti di un tesoro saccheggiato, e in quanto tale vada restituito.
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