«Non ho mai conosciuto Carmine Gallo, non ho mai lavorato con lui, non l'ho mai incontrato nei servizi segreti». È lapidario Marco Mancini, ex caporeparto del Sismi, nel liquidare come fanfaluche le intercettazioni di Gallo, l'ex poliziotto arrestato il 25 ottobre nella megainchiesta su dossier e hackeraggi. «Pure con Mancini - diceva Gallo in una conversazione - eravamo amici, anche perché è tutta gente che io ho conosciuto quando eravamo ai Servizi, tutti insieme eravamo, con Giuliano Tavaroli in Procura, con Mancini. Ovviamente gli ho fatto pure dei favori a lui, lui me ne ha fatti anche a me», dice Gallo. «Gallo non l'ho mai visto in vita mia - replica al Giornale Mancini - forse era così segreto che non lo conoscevo neanche io...».
E allora? La vanteria di Gallo è in realtà solo il più esplicito dei passaggi che nelle intercettazioni - durate quasi due anni - dell'inchiesta milanese mettono in collegamento diretto Equalize, la società di Gallo e del presidente della Fiera di Milano Enrico Pazzali, con gli apparati della nostra intelligence. È il tema centrale dell'inchiesta. Gli inquirenti, per la parte emersa finora, non sembrano essere venuti a capo della faccenda, e le frasi di Gallo e di altri indagati nelle conversazioni intercettate non aiutano a capire, vista la difficoltà di distinguere tracce concrete e chiacchiere in libertà. Il 3 ottobre 2022 Gallo torna a raccontare di un suo passato da 007, «questi sono due dei Servizi Segreti, stavano con me a via del Tritone», dice parlando di due soggetti non identificati. Il problema è che a via del Tritone c'era la sede del Sisde, non del Sismi. A quale servizio faceva riferimento l'ex superpoliziotto?
Nel corso delle indagini, i pm milanesi non hanno potuto fare accertamenti diretti, anche per non mettere in allarme gli indagati. Ora la strada maestra dovrebbe essere interpellare la Presidenza del Consiglio, da cui dipendono funzionalmente i dipendenti delle agenzie di intelligence, e che potrà rispondere se Gallo o altri indagati sono mai stati negli organici delle agenzie. Ma anche una risposta negativa non chiuderebbe la partita. Perché non si potrebbe escludere che Gallo, Pazzali, il loro dipendente Calamucci o altri indagati siano stati utilizzati come «soggetti utili», ovvero come fonti, da strutture locali di Aisi o Aise. Questa risposta può venire solo dai direttori delle due agenzie. Se gli uomini di Equalize erano fonti dei «servizi», quale tipo di informazioni consegnavano? Quali e quanti risultati dei loro dossier illegali approdavano dagli uffici di via Pattari - di proprietà della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano - a quelli romani degli 007?
Di una contiguità tra gli azionisti di Equalize e le istituzioni c'è un piccolo, ma significativo flash nelle carte, quando sull'auto blu di Pazzali viene immortalata una paletta col marchio della Repubblica e il marchio «Prefettura di Milano».
«Circostanze allo stato non accertate», vengono comunque definite nell'informativa finale le ipotesi di appartenenza di Gallo e soci ai «servizi». Ma ora l'obiettivo è capire se un rapporto più informale, più fluido, abbia trasformato gli uomini di Equalize in «fonti» di una delle Agenzie. A quel punto lo scenario diventerebbe ancor più inquietante.
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