Accelera ancora Luca Zaia. Firma una nuova ordinanza che in Veneto allenta altre restrizioni. E si cominci pure parlare di «fase tre», dice, perché nella sua regione la due è già iniziata: «Il lockdown qui non esiste più». I 348 contagiati in più di ieri sono un dato «gestibile» secondo il governatore che ai cittadini chiede di «non abbassare la guardia perché non è un liberi tutti». Si riapre, sottolinea, non in contrapposizione col governo, ma nell'ambito di quello che è ancora «interpretabile e delegabile». «Siamo andati a raschiare sul fondo del barile (quello del Dpcm del 10 aprile, ndr) con lucidità e considerando un trend positivo che dura ormai da due settimane. Aprendo tutto l'apribile anche esponendoci a qualche ricorso».
In Veneto è via libera a tutto il take away. La consegna a domicilio era già prevista, ma ora si potrà andare a prendere il cibo da asporto, con ingressi scaglionati per il ritiro dei prodotti e distanziamento. Clienti con guanti e mascherina così come gli addetti. Esclusa la possibilità di consumare sul posto. Le cartolerie, i negozi di abbigliamento per bambini, le librerie potranno rimanere aperte tutti i giorni, non più solo due volte alla settimana (ma questo era già previsto anche dall'ultimo decreto del governo, era il Veneto ad aver introdotto limitazioni). Ripartono invece «a prescindere dai codici Ateco», i cantieri dei lavori pubblici su strade e infrastrutture. Aperti fiorai e vivai. E anche le darsene, col via libera alla manutenzione di imbarcazioni perché la nautica è un anello portante nella catena del turismo veneto. Riaprono i cancelli dei cimiteri, con accessi regolamentati. Si sta studiando anche un piano per far riaprire gli asili nido e le scuole per l'infanzia, nell'ambito di nuovi sostegni per le famiglie che nella fase due potrebbero ritrovarsi con entrambi i genitori al lavoro e i figli a casa: «Restiamo dell'idea che il provvedimento di apertura delle aziende debba avere parimenti anche un sostegno alle famiglie. Stiamo andando avanti su questo fronte con le scuole dell'infanzia».
Roma, alle prese con l'ennesima cabina di regia per definire delle linee guida nazionali, guarda con insofferenza all'autonomia del leghista, ma non intende innescare tensioni. Zaia si muove per conto suo forte di una gestione virtuosa dell'emergenza Covid19 e gode di consensi in ascesa. C'è lui alla guida di una sfilza di governatori del Nord che ora premono per una accelerazione decisa in uscita dal lockdown, anche a partire dal 27 aprile: «Ieri - ha detto Zaia - abbiamo discusso con gli altri governatori di un documento da presentare al governo per la fase 2. Spero di aprire tutto quello che si può». Quello della Liguria Giovanni Toti fa sapere che la regione aprirà molto da lunedì: «Vogliamo che possano riaprire in totale sicurezza non solo le imprese, ma tutto il tessuto economico, dall'edilizia alla nautica fino ad arrivare alla ristorazione, almeno da asporto». L'Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini vuole sperimentare «aperture anticipate» su automotive, nautica, ceramica, moda, impiantistica alimentare, meccanica agricola, edilizia e costruzioni. Più cauto il governatore lombardo Attilio Fontana, dopo le tensioni dei giorni scorsi col governo. Ieri i morti in Lombardia erano ancora 166 e Milano registrava 246 contagiati in più. «Si deve ripartire - ha detto -.
Ripartire non liberi tutti, ma gradualmente, cercando di rispettare innanzitutto le precauzioni dettate e sottolineate in questi mesi». E cioè «garantendo la sicurezza sui trasporti, facendo ripartire gradualmente le attività produttive e commerciali».
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