Il governo interviene subito sull'emergenza in Emilia Romagna. Questo l'esito della mattinata di ieri, dopo la cabina di regia presieduta dalla premier.
Prima, in un clima di tensione, la facente funzioni della Regione Irene Priolo, esponente del Pd, succeduta a Bonaccini che è stato eletto in Ue, aveva provato a polemizzare: «Meloni non mi ha chiamato, Mattarella sì». Come a dire: l'esecutivo è fermo dinanzi alle nostre difficoltà.
Poi la premier, con pragmatismo, ha sottolineato la necessità di una richiesta di stato di emergenza da parte della Regione per erogare i fondi. Allora proprio la facente funzioni Priolo ha inviato la richiesta in fretta, e con altrettanta celerità ha ringraziato «Meloni per l'impegno a deliberare lo stato d'emergenza». Oggi, allo scopo di stanziare 20 milioni, si riunirà il Consiglio dei ministri. L'obiettivo di questo primo finanziamento è «far fronte alle prime necessità» e ripristinare i «servizi essenziali» sia in Emilia Romagna sia nelle Marche. Poi di fondi ne arriveranno altri. Ancora altri, dopo questi di oggi e quelli messi a terra per l'alluvione del maggio del 2023. Soltanto per la sicurezza idraulica, ai tempi, l'esecutivo ha fornito al commissario Francesco Paolo Figliuolo 2,8 miliardi, mentre in Regione di milioni ne sono arrivati 230 (di cui la Regione ne ha spesi una quarantina). Il problema - insistono dal centrodestra - è che gli amministratori dem non li hanno usati. La mancanza di interventi nonostante i fondi - insistono - ha contribuito al ripetersi di uno scenario simile a quello di un anno e mezzo fa. Palazzo Chigi, come comunicato dalla presidente del Consiglio, controlla con costanza le informazioni sulla situazione degli sfollati e sui soccorsi. Meloni continuerà a monitorare gli sviluppi. La facente funzioni Priolo, in questi due giorni ha pungolato il centrodestra parlando di «sciacalli». Il tutto in relazione al tema prevenzione. E questo perché il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci aveva chiarito in conferenza stampa come «la prevenzione» fosse di competenza regionale. Un piccolo salto indietro nel tempo può raccontare meglio come la questione sia datata. Era il 2021 quando, in un dibattito tutto a sinistra con Legambiente, proprio Priolo, che era assessore all'Ambiente e alla Protezione del suolo, avanzava giustificazioni per non aver completato le casse di espansione del fume Senio. E questo perché incalzata dagli ambientalisti romagnoli. Sempre Legambiente fotografava «30 anni di attesa e promesse» non mantenute. Tre decenni in cui in Emilia Romagna ha sempre governato il centrosinistra. Il problema quindi è antico. E vale la pena specificare come tra il 2015 e il 2022 l'Emilia Romagna abbia ricevuto 190 milioni per costruire 23 casse di espansione. Oggi Priolo, che ha avuto la delega in materia, chiede altri finanziamenti. Nel centrosinistra forse circola anche un po' di nervosismo. Lo dimostra anche il «caso» di Simonetta Saliera, ex vicepresidente della Regione ai tempi di Vasco Errani. Saliera, ex dem, che ha attaccato il partito in cui ha militato perché il Comune che amministra come assessore ai Lavori pubblici, cioè Pianoro, sarebbe «rimasto solo». «Il Pd di Bologna offende tutti i pianoresi», ha dichiarato. Una polemica nata perché, in buona sostanza, la Regione non avrebbe inviato uomini a Pianoro durante la notte dell'alluvione. Comunque il Pd nazionale insiste con la sua narrativa, spostando l'attenzione sull'esecutivo: «Da governo bieca propaganda mentre i cittadini spalano il fango», dichiara Andrea Grassi. Mentre l'opposizione critica, il governo accelera per i primi 20 miloni da garantire ai territori emiliano-romagnoli e marchigiani. Sono solo quelli per le prime necessità.
L'Emilia Romagna, sarà chiamata a rinnovare proprio il Consiglio regionale i prossimi 17 e 18 novembre. Il ripetersi dell'alluvione, purtroppo, può diventare un fattore politico. Saranno i cittadini, in fin dei conti, a decidere se lo status quo sia ottimale o se ci sia necessità di un cambiamento amministrativo.
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