Quando, da poco laureato, si era affacciata la prospettiva che lasciassi Torino per trasferirmi a Milano e accettassi una delle offerte di lavoro che mi erano state fatte, Valerio Zanone aveva fatto questo discorsetto ai maggiorenti del Pli torinese: «Non possiamo permetterci di perdere Ostellino. Fategli un'offerta di lavoro e teniamolo a Torino». Ero diventato l'addetto stampa del Pli torinese e da qui, attraverso il Centro Einaudi, era partita la carriera di Piero Ostellino, il giornalista liberale che sono tutt'ora. Ero approdato al Partito liberale dalla Gioventù liberale della quale erano successivamente stati segretari generali i fratelli Di Lorenzo, prima Rino, poi Ottavio (Tabo). Lui, Zanone, era arrivato al Pli come funzionario, essendone stato assunto quando era ancora al liceo, si era sposato con Maria Pia, rimasta incinta e oggi sua deliziosa moglie da tanti anni. Non sapeva come mantenersi e mantenerla. Qualche anno dopo, con Fulvio Guerrini, lo stesso Zanone, Roberto Crespi, Marco Giolito, avrei fondato il Centro Einaudi e di lì avrei successivamente spiccato il volo per Milano, questa volta per il Corriere della sera. Il Centro Einaudi del quale sono oggi presidente onorario - era nato a seguito delle conversazioni che, con gli amici con i quali lo avrei poi fondato, avevo avuto sull'esigenza di dare un fondamento culturale autonomo, indipendente, ma forte al pensiero liberale di allora politicamente incarnato dal Pli. È al Centro Einaudi che ho formato e sviluppato la mia personalità professionale e Valerio Zanone è stato uno dei miei amici non solo per quel suo intervento che mi avrebbe fatto restare a Torino e aperto prospettive interessanti, ma anche e soprattutto perché la nostra amicizia si fondava e rivelava una comunione spirituale che avrebbe accompagnato le nostre vite fino all'altro giorno, quando quella di Valerio si è purtroppo definitivamente spenta. Con lui, ho perso un carissimo amico.Zanone, all'epoca del suo discorsetto ai maggiorenti del Pli torinese, era uno dei segretari organizzativi del Partito sul quale esercitava una certa influenza, proprio grazie alla propria personalità culturale. Ne sarebbe diventato segretario nazionale, succedendo a Giovanni Malagodi, un altro amico. Non sempre ne avevo condiviso le scelte, prima fra tutte quella di abbandonare la carica di sindaco di Torino per trasferirsi a Roma a far politica nazionale. Sarebbe stato uno splendido sindaco, più di quanto sia stato, poi, uomo politico a tutto tondo pur di non trascurabile statura. Dell'amministratore cittadino possedeva il giusto e ironico understatment, che era, poi, il tratto distintivo della sua personalità.
Ci eravamo persi un po' di vista, dopo il mio trasferimento al Corriere, ma eravamo rimasti in ottimi rapporti, all'insegna del reciproco pensiero liberale, della sua ironia e del suo disincanto anche nei momenti per lui politicamente più difficili e per me professionalmente più impegnativi. Mi mancheranno la sua straordinaria cultura, la sua paradossale burbanza, il suo disincanto, il suo affettuoso interesse per ciò che facevo e avrei fatto.piero.ostellino@il giornale.it- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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