«Il Pd non ha resistito alla tentazione di imbarcare una sinistra molto radicale». Enrico Costa, deputato di Azione, difende la scelta di Calenda di rompere il patto con Letta in nome della coerenza. E dice: «Abbiamo rinunciato a seggi sicuri, ma sono convinto che questa scelta sarà premiata da coloro che, ultimamente, vedevano una grande contraddizione tra ciò che si era concordato e ciò che si è verificato sul campo».
Ma, in teoria, prima si decidono le alleanze e, poi, i programmi. In questo caso, perché si è fatto il contrario?
«È stato un pessimo percorso quello portato avanti da Letta perché, quando si sottoscrive un patto, si deve essere anche conseguenti dal punto di vista politico. Se fai una fotografia prima con Fratoianni e, poi, con Di Maio, implicitamente stai cancellando quel patto».
Il patto, però, prevedeva la ricerca di altri alleati...
«Sì, ma noi abbiamo visto che questi signori avevano dei contenuti antitetici e non sono stati zitti per aderire a un percorso condiviso. No, loro volevano mettere l'Agenda Draghi sotto i piedi e, quindi, è evidente che così le cose non funzionano...».
Ma, quindi, il problema erano Bonelli e Fratoianni e non Di Maio?
«Io mi sono sempre occupato di giustizia e, se c'è qualcosa di totalmente antitetico al mio modo di pensare, è la posizione del M5S in questa materia. Luigi Di Maio era il capo politico della forza politica che ha fatto la spazzacorrotti, che ha ucciso la prescrizione e ha fatto tutta una serie di danni con Bonafede. Dobbiamo fare attenzione a non pensare che, oggi, Di Maio sia la parte presentabile dei Cinquestelle così come prima si diceva che Conte fosse più presentabile di lui. La verità è che sono uguali. Quello del M5S è stato il peggior populismo giudiziario di sempre».
Ma non tema che vi accuseranno di fare un favore alla destra?
«Credo che, correndo da soli, avremo molti voti liberali e moderati, persone che ci daranno fiducia. Il favore alla destra lo fa chi crea un'accozzaglia non credibile solo per batterla. È quella che perde».
La strategia comunicativa di Letta, però, sarà quella di gridare al pericolo fascista. Sbaglia?
«Non funziona così. Funziona solo se si presenta con una coalizione omogenea. A meno che Letta non abbia deciso di rompere con l'Agenda Draghi, è difficile riuscire ad avere un punto di riferimento alternativo molto forte».
Finisce qui la federazione con +Europa?
«Non lo so, abbiamo condiviso un percorso con gli amici di +Europa, sempre in modo costruttivo. Loro faranno le loro valutazioni. Rispetteremo qualunque scelta facciano».
Ma, senza il loro aiuto, sarete costretti a raccogliere le firme?
«Mi limito a dire che, sotto questo profilo, siamo assolutamente tranquilli».
Ora vi alleerete con Renzi?
«In questi giorni decideranno il segretario Calenda e i vari organismi del partito, coerentemente col nostro percorso».
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