A Verona il centrodestra riconquista il municipio e caccia i "coniugi Tosi"

Sboarina trionfa e sfiora il 60%. Smacco per Renzi: i dem non seguono le sue indicazioni

A Verona il centrodestra riconquista il municipio e caccia i "coniugi Tosi"

L'ultima promessa della sua campagna elettorale strizzava l'occhio ai cattolici: «Se vinco faremo a piedi la scalinata che dalla Val d'Adige arriva alla Madonna della Corona». Per Federico Sboarina la poltrona di sindaco di Verona vale un dislivello di 800 metri lungo le pendici del monte Baldo per arrivare a un santuario. Flavio Tosi era stato più laico: se al ballottaggio avesse prevalso la compagna Patrizia Bisinella, il sindaco uscente avrebbe nuotato nell'Adige per 10 chilometri. Ora il costume da bagno resta nel borsone di Tosi mentre Sboarina comincia a lucidare gli scarponi da montagna.

Il candidato del centrodestra oggi si insedierà a Palazzo Barbieri. Le urne di Verona gli hanno attribuito il 58,1 contro il 41,9 di Bisinella. Un divario netto, molto più consistente di quello registrato due domeniche fa: 29,1 contro 23,5. I 6.500 voti di distacco sono saliti a quasi 13.000: Sboarina è riuscito a convincere altri a votarlo, mentre Bisinella aveva fatto il pieno di voti nell'imprevedibile rimonta del primo turno. È l'ennesima sconfitta per Renzi, che nell'ultimo giorno di campagna elettorale si era schierato al fianco della senatrice ex leghista. Nel Veneto delle banche disastrate Renzi non porta bene.

Il primo segnale per Sboarina è venuto nel tardo pomeriggio con i dati sull'affluenza: alle 7 della sera aveva votato il 29,5 per cento dei veronesi nonostante una mattinata di pioggia che sconsigliava gite al mare o sul lago di Garda. Quindici giorni fa alla stessa ora era andato a votare il 38,7. Alla chiusura dei seggi la percentuale finale dei votanti è stata del 42,4. Oltre metà degli elettori scaligeri è rimasta a casa dopo che l'astensionismo aveva superato il 40 per cento al primo turno. Era il messaggio che Sboarina attendeva: al ballottaggio sono tornati a votare soltanto gli elettori dei due contendenti, e nemmeno tutti. E questo vuol dire che la coppia dei futuri coniugi Tosi-Bisinella (lei ha garantito che presto si sposeranno) non è riuscita a riportare alle urne gli elettori del Pd.

Il rapporto tra Tosi e il partito di Renzi è stato il tormentone di questi 15 giorni, lo spauracchio che in realtà non si è concretizzato. Che i due siano in buoni rapporti, è noto. Ma per l'ex premier era tutta un'altra faccenda riuscire a convincere i militanti veronesi a votare per colui che avevano combattuto per dieci anni. La comune ostilità alla Lega di Salvini, che è stata tra i «grandi elettori» di Sboarina, non scalda la sinistra. Il Pd veronese ha lasciato libertà di scelta pur ripetendo «mai con Salvini». Un'apertura a Tosi, ma debolissima: il massimo per i dirigenti locali, dimissionari. Venerdì, ultimo giorno di campagna elettorale, è sceso in campo direttamente Renzi. «A Verona la candidatura di Bisinella rappresenta l'alternanza credibile a Salvini», ha detto il segretario Pd: un invito, inascoltato, a sostenere lady Tosi, già al fianco di Renzi nel referendum del 4 dicembre.

Con il 22,5 per cento, il partito democratico era l'ago della bilancia del ballottaggio. Scegliendo di non votare, gli elettori del Pd hanno di fatto riconsegnato Verona al ritrovato centrodestra di Berlusconi, Salvini, Meloni, che ringraziano di cuore.

Il riavvicinamento ha convinto i moderati, compresi molti cattolici. Pellegrinaggio a parte, Sboarina ha incassato anche l'appoggio indiretto del vescovo di Verona, che in un'intervista ha invitato a distinguere tra la Lega di Salvini e quella veneta di Zaia.

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