Il vescovo dell'Anatolia: "Tutti sapevano dei pericoli"

Era appena tornato in Italia per alcune riunioni ed è stato subito raggiunto dalla notizia

Il vescovo dell'Anatolia: "Tutti sapevano dei pericoli"

Era appena tornato in Italia per alcune riunioni ed è stato subito raggiunto dalla notizia. Monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell'Anatolia dal 2015, è scampato al terribile terremoto che ha colpito la Turchia tre giorni fa. Racconta al Giornale la situazione che si vive a Iskenderun. «È veramente tragica, si è trattato di un terremoto di grandi proporzioni che attraversa una striscia di terra molto grande. I cellulari sono scarichi, non c'è elettricità, non c'è acqua potabile né acqua corrente. La cifra delle vittime è destinata ad aumentare prosegue il vescovo - continuano ancora delle scosse e nella città dove vivo sono crollati la cattedrale cattolica e la chiesa ortodossa, un ospedale distrutto, e un altro è inagibile. È stato qualcosa di terrificante. La situazione è al limite».

Dopo la terribile scossa «continua l'emergenza acqua, continuano le difficoltà nelle comunicazioni. Ma c'è una bella collaborazione con le autorità governative locali e stanno arrivando soccorsi anche dall'estero. Tuttavia prosegue il vescovo - la strada è poco praticabile, perché ci sono state anche delle nevicate. Si continua a scavare, e purtroppo ci sono ancora nuovi morti. La situazione è ancora lontana dalla normalizzazione».

Bizzeti racconta di non poter tornare presto in Turchia. «Seguiamo tutto da qua, insieme al mio team - spiega - stiamo lavorando per supportare la popolazione. Abbiamo immediatamente accolto in episcopio una cinquantina di persone, dando quello che avevamo, distribuendo generi di prima necessità, pasti caldi per 400 persone nell'arco di poche ore. Come Caritas Turchia sono poi partiti gli aiuti: subito generi alimentari e coperte per il freddo, ma stiamo organizzando un progetto più ampio con una raccolta di soldi. Stiamo organizzando i soccorsi per rispondere alle necessità crescenti della popolazione locale, senza distinzione di religione o etnia.

Le prossime settimane saranno ancora più difficili».

Poi la denuncia del vicario apostolico. «Il sud della Turchia da molti secoli è una zona sismica, tutti lo sanno, ma poi quando arriva un terremoto siamo sempre scioccati e presi in contropiede».

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