Garantismo contro giustizialismo, Bruno Vespa contro Piercamillo Davigo. Ad affrontarsi nello studio di Dimartedì, su La7, sono stati due pesi massimi del dibattito pubblico. Come sempre, senza esclusione di colpo. Nell'ultima puntata del programma condotto da Giovanni Floris si è parlato di giustizia, con la questione dell'abolizione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio - voluta dai 5 Stelle su ispirazione, pare, proprio dell'ex pm di Mani Pulite - a fare la parte del leone.
Il primo a graffiare è stato Vespa: "Mia nonna teneva Giovanni XXIII sul comodino, qualcuno ha la foto del figlio, mentre Davigo tiene le manette. Lui si sveglia dicendo: 'Oggi a chi tocca?'". Immediata la reazione di Davigo: "Quello che Vespa fa finta di non capire è che il vero problema dell'Italia non è la criminalità comune, ma il crimine organizzato e soprattutto la devianza delle classi dirigenti. Non capirlo è un grave errore". Una banalizzazione che non è andata giù al giornalista Rai, che ha accusato il suo contendente di generalizzare. "Lei non può parlare di tutta la classe dirigente, ma di una sua parte minoritaria", l'accusa di Vespa, rintuzzata da Davigo con la solita storia della magistratura che lava tutti i peccati della politica. "Questi restano al loro posto finché i magistrati non vengono a prenderli. È questo il problema italiano, perché nessuno li manda a casa prima".
Nel secondo round il confronto si è spostato sul tema, piuttosto scivoloso, dei rapporti tra magistratura e giornalisti. L'ex giudice del pool di Mani Pulite ha attaccato indirettamente Vespa, spiegando che "In Italia, a differenza degli altri Paesi, i giudici fanno le inchieste e poi i giornalisti le raccontano. Dovrebbe essere il contrario. Da noi non c'è giornalismo d'inchiesta". Accusa "parata" da Vespa con un richiamo a quanto successo ai tempi di Mani Pulite, in cui Davigo era tra coloro che permettevano che "gli indagati sapessero di esserlo dai giornali. "Quanti magistrati sono stati processati per avere passato informazioni ai giornali? Nessuno. [...] Passeggiavate sui nostri colleghi che per avere un'informazione erano disposti a tutto".
Infine un inevitabile collegamento dei due sfidanti all'attualità è alla rimozione della prescrizione dopo il 1° grado. Che, per Davigo, "Come l'Italia ce l'ha solo la Grecia. Supponiamo che uno venga condannato in primo grado e fa appello dicendo che gli hanno dato troppo. Passa il tempo e non prende neanche il meno che secondo lui era giusto". Mentre per Vespa, "È aberrante. Se non riformi il processo penale e fai terminare la prescrizione dopo il primo grado, il processo non si fa più.
Dopodiché la magistratura fa i processi che vuole fare. Il processo Cusani è durato tre anni dall’arresto di Cusani fino alla Cassazione. Adesso con tre anni non si fa nemmeno un giudizio di primo grado", la chiosa finale del conduttore di Porta a Porta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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