"Vestire l'uomo come la donna, un viaggio sui corpi"

Il direttore creativo del brand Tagliatore: "Un evento a gennaio, ma è top secret"

"Vestire l'uomo come la donna, un viaggio sui corpi"
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Pino Lerario è l'uomo che con Tagliatore ha cambiato i connotati di Pitti Immagine Uomo tanto che ancora oggi il più importante salone di moda maschile è preso d'assalto da una serie di damerini vestiti secondo i suoi dettami: da novello dandy con grandi motivi check, revers importanti e costruzioni sartoriali. Con il Covid ha detto addio allo stand preso d'assalto tanto che nelle ore di punta bisognava contenere il numero di visitatori chiudendo le porte. Ha infatti aperto un prestigioso show room nel meraviglioso palazzo Meroni di Piazza Missori dove presenta a un pubblico di addetti ai lavori le proprie collezioni uomo e donna nei modi e nei tempi dettati dalla sua creatività. Il prossimo appuntamento è per gennaio quando promette un evento per il momento top secret ma intanto alla vigilia delle sfilate donna per la prossima estate fa il punto sulla moda in generale.

Come sta andando la tua donna?

«Molto bene. La donna per me è meno importante dell'uomo ma cresce sempre di più».

È vero che si comincia a parlare dei tuoi smoking da signora in un bellissimo punto di rosa come del pezzo indispensabile in un super guardaroba femminile?

«Sinceramente non lo so ma nel caso mi farebbe molto piacere: ci ho lavorato tanto: il corpo delle donne è diverso da quello degli uomini e io sono un sarto per cui comincio e finisco sui corpi».

Non hai voglia di fare il salto in passerella?

«Sì e, no, non siamo ancora pronti, ci arriveremo dai».

È un tuo desiderio?

«Desiderio... è un qualcosa che verrà, le cose arrivano sempre quando devono arrivare, al momento giusto ci saranno anche noi».

Sei sempre stato un fautore delle fantasie e le hai esplorati tutte. È ancora una tendenza al maschile importante?

«Non è sicuramente una tendenza in questo momento perché ci sono sempre meno quadri. Ma nella nostra collezione comunque sono sempre presenti e vado sempre alla ricerca di soluzioni nuove, perché comunque il nostro Dna sono le giacche a quadri. Quindi devi trovare dei disegni nuovi, mettere insieme dei colori nuovi, creare, emozionare il cliente con delle storie nuove. Quest'anno abbiamo disegni esclusivi e il colore della collezione è il verde, un verde un po' più spento della scorsa stagione».

E la camicia, invece, di che colore deve essere?

«Noi abbiamo creato tante storie. Mettiamo insieme il verde con il tortore, con il bianco, oppure c'è la soluzione verde-rosa e sempre il fondo chiaro, ci sono varie soluzioni per poter usare il verde. Il verde diventa una cosa semplicissima, quest'anno per esempio ho riportato delle giacche regimental con dei colori un po' sparati, sono le stesse giacche che facevo dieci anni fa, sparite per un po' ma quest'anno mi è venuta la voglia di fare questa giacca. E anche in questo caso, c'è del verde».

Tu sei riuscito a fare una politica di prezzi contenendoli un po' nonostante gli aumenti insensati di chi fornisce i materiali.

«Abbiamo riportato esattamente i prezzi che ci danno i tessutai, i lanifici. È così con tutto.

Dove sono rimasti gli stessi prezzi li abbiamo lasciati. Non possiamo tornare a quelli vecchi perché difficilmente le aziende torneranno agli stessi prezzi di 4 anni fa. Perché una volta che hai aumentato il prezzo difficilmente torni indietro».

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