Non solo la pista libica, ma collegamenti con la cellula degli attentati di Bruxelles e Parigi e visite in Germania nella stessa area delle moschee integraliste frequentate da Anis Amri, il killer di Berlino ucciso in dicembre dalla polizia a Sesto San Giovanni. Le indagini su Salman Abedi, il kamikaze di Manchester, stanno portando alla luce una rete del terrore radicata in Europa. Anche nel nostro Paese l'antiterrorismo è al lavoro per scoprire possibili contatti. «Al momento nessun collegamento, ma quasi sempre ci vuole del tempo per trovare riscontri» spiega una fonte de il Giornale. L'assurdo è che la famiglia jihadista del kamikaze aveva chiesto asilo «politico» in Inghilterra nel 1993, dove ha vissuto per oltre 20 anni. E Salman, qualche ora prima della strage al concerto ha telefonato alla madre a Tripoli dicendole: «Perdonami».
Nell'ultimo viaggio della morte verso Manchester, il terrorista suicida è partito dalla Libia prendendo un aereo per Istanbul. La Turchia aveva un dossier su di lui, che ha consegnato agli inglesi. Probabilmente era stato segnalato un suo precedente ingresso in Siria come volontario dello Stato islamico. Dopo Istanbul il kamikaze ha fatto scalo a Dusseldorf proseguendo poi per l'Inghilterra. I servizi tedeschi hanno scoperto che nel 2015 Abedi era volato direttamente da Manchester a Francoforte, dove ci sono diversi radicali islamici sotto osservazione. La scelta di Dusseldorf per l'ultimo viaggio può nascondere una parte dei contatti del terrorista. La città si trova nella regione tedesca dove 55 luoghi di culto islamici sono nelle mani di gruppi estremisti islamici. Anis Amri ha pregato in una di queste «moschee» prima di compiere la strage lanciandosi con un camion sul mercatino di Natale a Berlino.
L'esplosivo utilizzato a Manchester è lo stesso degli attentati di Parigi e Bruxelles. Mohammed Abrini, l'«uomo con il cappello», uno dei terroristi delle stragi nella capitale belga nel marzo 2016, aveva visitato Manchester l'anno prima. Si sospetta che il suo contatto fosse Abdalraouf Abdallah, che sta scontando una condanna nelle carceri inglesi per reclutamento a favore dell'Isis. Abdalraouf è libico e avrebbe arruolato da tempo il kamikaze di Manchester. Abrini sarebbe venuto nella città inglese per individuare obbiettivi «soft» come l'Arena, dove è avvenuta la strage degli innocenti. L'antiterrorismo ha trovato nel suo computer diverse foto di possibili obiettivi.
La pista libica dell'attentato si arricchisce di nuovi dettagli soprattutto sulla famiglia jihadista del kamikaze. Il papà, Ramadan Abedi, fermato a Tripoli due giorni fa, viene da Derna, dove è nato il Gruppo islamico combattente libico prima alleato di Al Qaida e poi delle bandiere nere. Fin dagli anni novanta, quando è scappato a Manchester chiedendo asilo politico ed ottenendo un posto nella sicurezza dell'aeroporto, era stato segnalato dai servizi del colonnello Gheddafi come estremista islamico. Tornato in Libia nel 2011 per combattere contro il regime ha in seguito postato su Facebook immagini siriane del Fronte al Nusra scrivendo «vittoria contro gli infedeli». E pure quella del figlio minore con un mitragliatore, pure lui arrestato, spiegando che si tratta del «leone Hashem che si addestra». La madre del kamikaze, Samia, è una cara amica della consorte di Abu Anas al-Libi, il super ricercato di Al Qaida catturato dai corpi speciali americani a Tripoli nel 2015.
Secondo fonti dell'intelligence Usa, il cattivo maestro del giovane terrorista sarebbe l'imam libico-canadese Abdul Basit Ghweila direttore dell'ufficio Awqaf a Tripoli. Un posto ministeriale che controlla le moschee e le donazioni religiose. Il figlio dell'imam è morto lo scorso anno combattendo con le milizie jihadiste a Bengasi contro le truppe del generale Haftar. Ghweila è vicino al gran mufti di Tripoli, Sadiq Al-Ghariani, che bolla il premier Fayez al Serraj appoggiato da Roma come «infedele e lacché dell'Occidente».
I collegamenti con la strage di Bruxelles e quelli libici aprono anche una possibile pista italiana. Il giovane Abedi, prima di farsi saltare in aria, si sarebbe fatto le ossa in Siria, dove i volontari libici del Califfato sono integrati nella brigata Al Battar.
Il capo carismatico dell'unità era Moez Fezzani, oggi in carcere a Tunisi, ricercato dall'Italia dove ha vissuto a lungo iniziando la carriera jihadista. Fezzani è sospettato di aver ispirato il video di rivendicazione degli attacchi a Bruxelles firmato da Al Battar.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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