Li vogliono a processo. Per i pm sardi ci sono elementi sufficienti a sostenere l'accusa contro Ciro Grillo e i suoi tre amici, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, accusati di violenza sessuale di gruppo contro la 19enne italo-norvegese ospite nella casa in Sardegna di Beppe Grillo, padre di Ciro, a Cala di Volpe la notte tra 16 e 17 luglio 2019, e tranne Corsiglia anche di violenza sessuale nei confronti dell'amica della 19enne per alcune foto oscene scattate dagli altri tre amici mentre la ragazza dormiva. Per le toghe la giovane non era consenziente, e nella richiesta di rinvio a giudizio sulla quale deciderà il gup il 25 giugno hanno messo tutti gli elementi che per gli inquirenti dimostrano il teorema accusatorio. Tra il materiale probatorio il procuratore capo Gregorio Capasso e la sostituta Laura Andrea Bassani hanno messo anche il video che, secondo Beppe, avrebbe invece dimostrato che il clima era complice, che la ragazza era consenziente.
Ma in procura a Tempio Pausania la pensano diversamente. E oltre a quel video, girato dagli stessi imputati, hanno allegato alla richiesta anche il resto del materiale prodotto da Ciro e dai suoi amici, altri video e foto che immortalano quella notte, i messaggi scambiati nei giorni seguenti via smartphone e un accurato tracking delle attività dei quattro sui social network dopo quella notte, che registra post, immagini e «like» messi ai contenuti pubblicati sugli account dei quattro o a loro riconducibili su Instagram e Facebook. Il passo indietro di Capitta e Lauria, che hanno rinunciato all'ultimo interrogatorio quando hanno saputo che la procura sarda aveva delegato al compito i carabinieri di Genova, ha fatto sciogliere agli inquirenti le riserve, e il primo giugno, all'indomani dell'unico interrogatorio richiesto dopo l'avviso di conclusioni indagini e poi effettivamente svolto, quello di Ciro Grillo, Capasso e la Bassani hanno depositato la richiesta. L'unico effetto delle dichiarazioni di Grillo jr, che ha sostenuto di non aver partecipato alle foto «oscene» che coinvolgono la seconda ragazza, è che in effetti non gli viene contestata nella richiesta la presenza in una delle due foto collegate a quell'accusa.
Allegati alla richiesta ci sono anche i verbali dei vari interrogatori dei quattro ragazzi e delle due ragazze, oltre che dei testimoni, come la madre di Ciro Parvin Tadjik che dormiva sotto lo stesso tetto quella notte o come Daniele Ambrosiani, il titolare del B&B di Palau dove le ragazze alloggiavano e dove, quel 17 luglio, rientrarono solo alle 15. Nel fascicolo pure le trascrizioni dell'intercettazione ambientale fatta in caserma, a Genova, ad agosto 2019, quando i quattro vennero convocati per il sequestro dei cellulari e vennero ascoltati mentre parlavano, preoccupati, proprio per foto, video e messaggistica negli smartphone. Ci sono anche altre intercettazioni, tra cui quelle della Tadjik, e il verbale dell'ispezione svolta nella villa di Cala di Volpe. Poi c'è, ovviamente, la ricostruzione di quanto per i pm accadde quella notte, basata sul racconto della ragazza. La prima violenza, subita da Corsiglia «in camera da letto e nel box del bagno», mentre gli amici guardavano ridendo.
Poi il gruppo che la afferra per i capelli e la costringe a finire la bottiglia di vodka, e quindi la seconda violenza, «cinque o sei rapporti sessuali» subiti dagli altri tre ragazzi approfittando «delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica». Una storia contestata dai quattro amici, per i quali la 19enne era consenziente. Ora la parola passa al gup.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.