C'è il video e ci sono le testimonianze dei dipendenti. È tutta in un'informativa di poche pagine che i poliziotti della Polaria hanno depositato negli uffici della Procura di Civitavecchia la ricostruzione del presunto furto di una confezione di profumo in un negozio del duty free dell'aeroporto Fiumicino che sarebbe stato tentato due settimane fa dal parlamentate Piero Fassino. Il deputato dem, due volte ministro ed ex segretario Ds oltre che ex sindaco di Torino, è stato denunciato dai titolari del negozio, che sostengono non si sia trattato di un episodio isolato. Fassino respinge le accuse al mittente, assicurando che si è trattato solo di un'incomprensione.
Adesso saranno i magistrati di Civitavecchia, competenti per territorio, a dover decidere come procedere e se delegare ulteriori accertamenti alla polizia giudiziaria. Un eventuale processo, comunque, si potrà fare solo quando Fassino tornerà ad essere un normale cittadino e dunque non più tutelato dall'immunità parlamentare. Determinanti per le indagini sono stati i racconti di alcuni dipendenti del duty free, secondo i quali l'episodio dello scorso 15 aprile non è stato il primo e per questo il parlamentare era tenuto d'occhio dalla vigilanza. Sarebbe stato trovato in possesso di articoli non pagati nello stesso negozia dell'area di partenza del Terminal 1 in almeno altre due occasioni: la prima volta circa 45 giorni fa sarebbe scattato l'allarme dell'antitaccheggio ma il deputato sarebbe riuscito a dileguarsi confondendosi tra la gente perché il negozio era molto affollato, la seconda sarebbe stato sorpreso mentre si metteva un profumo in tasca ma la vicenda sarebbe finita lì perché Fassino si sarebbe scusato, assicurando che non era sua intenzione rubare e regolarizzando il pagamento. Per questo quando il 15 aprile, prima di imbarcarsi per Strasburgo, il parlamentare è entrato nel duty free aveva addosso gli occhi degli addetti alla sicurezza, ai quali non è sfuggito l'attimo in cui si infilava nella tasca della giacca una boccetta di Chance di Chanel da 130 euro. «Solo un equivoco», si è giustificato il deputato spiegando di aver posato un attimo nella giacca il profumo che aveva in mano per poter rispondere al telefono, avendo l'altra mano impegnata con il trolley. Una versione che potrebbe non aver trovato riscontro nel video delle telecamere di sorveglianza allegato all'informativa della Polaria. Questa volta, infatti, i proprietari del negozio, forse proprio a causa degli spiacevoli precedenti, sono stati intransigenti e hanno deciso di presentare una denuncia. Sarebbe davvero sorprendente, se troverà conferma quanto raccontato dagli uomini della vigilanza, la presunta frase che sarebbe stata pronunciata dall'ex segretario Ds durante l'ultimo episodio: «Lei non sa chi sono io».
Spetterà ai magistrati, adesso, ricostruire come si sono svolti i fatti e stabilire se si è trattato di un «banale e increscioso episodio amplificato a dismisura dai media», come sostenuto dal legale di Fassino, o qualcosa che merita ulteriori approfondimenti.
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