Dal suo primo amore imprenditoriale Silvio Berlusconi non si è mai separato, per tutta la vita: con il mattone ha iniziato la sua avventura, costruendo a Milano i primi palazzi. E nelle case, nelle ville, ha investito via via una fortuna, scegliendosele, acquistandole, ristrutturandole, e quasi mai separandosene, fino alla sua scomparsa nel giugno del 2023. È forse per questo che i figli, a cominciare da Marina e Pier Silvio, hanno pensato di tenersi anche villa Grande, la dimora sulla via Appia che il Cav aveva acquistato nel 2011 per quattro milioni di euro, nota anche come villa Zeffirelli, avendola concessa in comodato all'amico e regista scomparso nel 2019.
Tra le proprietà immobiliari dell'asse ereditario villa Grande sembrava destinata a finire all'asta, con Sotheby's, per valori molto superiori (base 17 milioni, secondo indiscrezioni) anche in seguito alla importante ristrutturazione del 2020. Sull'Appia l'ex premier aveva stabilito la sua residenza romana, dopo aver lasciato l'affitto in Palazzo Grazioli, è lì ha organizzato gli ultimi suoi incontri con i leader del centro destra. Anche per questo villa Grande resterà alla Fininvest, la holding del gruppo che controlla, tra l'altro, Mediaset, Mondadori e (con i Doris) Mediolanum, che la utilizzerà come sede di rappresentanza nella Capitale.
Le ville di Berlusconi restano una collezione unica al mondo. Alcune sono già rimaste in famiglia, come la villa Belvedere di Macherio in Brianza - comprata all'asta nel 1988, che il Cav ha per anni abitato con la ex moglie Veronica Lario e i suoi tre figli Luigi, Eleonora e Barbara - rilevata da quest'ultima per 25 milioni. L'elegante villa Borletti, nella milanese via Rovani, primo quartier generale del giovane Silvio, è invece passata a Luigi. Mentre l'ottocentesca a villa Campari, a Lesa, sul Lago Maggiore, è piaciuta a Marina.
Nel marzo scorso Fininvest ha costituito una divisione Real Estate, dove conferire le proprietà per «poter usufruire delle strutture e competenze della società della holding nella valorizzazione e nella gestione degli immobili». Fra questi la stessa villa Grande e la villa San Martino di Arcore, per anni la dimora di famiglia, nel cui parco il Cav ha fatto costruire da Pietro Cascella il mausoleo intitolato «La volta celeste», che custodisce ora le sue ceneri e non è in vendita. Diverso il caso di villa Certosa, a punta Lada, in Costa Smeralda, simbolo dell'«età dell'oro» del Berlusconi statista e presidente del Consiglio. Per la Certosa - con i suoi 4.500 metri quadri, 126 stanze e un parco di 120 ettari - Fininvest valuta possibili offerte, ancorché in forza di una perizia da 260 milioni (ma qualcuno ipotizza valori fino al doppio) il mercato è senz'altro ristretto a miliardari o a multinazionali. In vendita anche la villa Gernetto, a Lesmo in provincia di Monza Brianza, ampio complesso immobiliare che il Cavaliere voleva dedicare all'«Università delle Libertà» e che ha un valore di 45 milioni.
Ma nel portafoglio di Fininvest ce ne sono ancora: sul Lago di Como, c'è villa Camalcione; in
Sardegna un'altra dimora a punta Lada; all'estero alcune altre proprietà immobiliari. Non è più di famiglia, invece, la villa Due Palme di Lampedusa, acquistata da Berlusconi nel 2011 e venduta l'anno scorso per circa 3 milioni.
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