I tuffi nella piscina sequestrata sono costati a Fabio Cannavaro una condanna (in primo grado) a dieci mesi di reclusione per violazione dei sigilli.
L'ex terzino della Juventus (retrocessa in serie B per calciopoli) era finito sotto inchiesta per dei presunti abusi edilizi (tra cui la piscina) nella sua sontuosa villa di via Petrarca, nella collina di Posillipo.
I presunti abusi sono stati archiviati ma, sono restate all'inpiedi le due accuse di violazione dei sigilli. E, ieri mattina (Prima Sezione del Tribunale, Presidente Russo) e' arrivata la doccia gelata con la condanna a dieci mesi per l'ex difensore difeso dall'avvocato Roberto Guida.
Condanna non solo per Cannavaro ma, anche per la sua consorte, Daniela Arenoso (4 mesi di reclusione) e il fratello Paolo (6 mesi di carcere) in forza al Sassuolo e un costruttore.
L'indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e dal pm Luigi Cannavale della Sezione Ambiente e territorio ed eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale di Napoli.
Più che villa Cannavaro quella di via Petrarca potrebbe essere chiamata la villa della discordia. Negli anni scorsi, infatti, alcuni condomini, dirimpettai dell'ex juventino, presentarono un esposto in Procutra contro la decisione dell'ex calciatore di abbellire la sua residenza, facendo impiantare delle piante che, a detta dei suoi accusatori, impedivano la preziosa visuale da cartolina dalle loro balconate. Indagine dei pm e dei vigili urbani e accuse, anche in questo caso, archiviate.
Le piante sono restate al
loro posto e anche, il malumore dei dirimpettai che vivono di fronte alla villa di Cannavaro.Ieri la condanna per violazione dei sigilli. Qualche tuffo di troppo è costato caro al disinvolto Cannavaro ed ai suoi familiari.
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